Il Teatro Mario Del Monaco di Treviso alza il sipario sulla sua stagione lirica con Madama Butterfly nella coproduzione che la tragedia di Giacomo Puccini ha già inaugurato nei teatri di Rovigo prima e Padova qualche giorno fa. Regia, scenografie, costumi, coro, direzione, orchestra e cast – delle quali Opera Mundus ha già recensito in occasione dell’anteprima rodigina – sono tutti confermati, ad eccezione dei panni del tenente della Marina degli Stati Uniti F.B. Pinkerton, che a Padova e Treviso sono indossati da Giorgio Berrugi. Della stagione lirica , dell’allestimento e delle scelta trevigiana – a 120 anni dalla prima rappresentazione di Butterfly e dai 100 anni dalla scomparsa del compositore – ci parla il Direttore Artistico del Teatro Mario Del Monaco di Treviso, Stefano Canazza
La regia, le scene di Filippo Tonon con i costumi in collaborazione con Carla Galleri, confermano la scelta minimalista ma di grande effetto nipponico della casa di Cio-Cio-San con i pannelli che si aprono e chiudono su morbidi quadri e delicati colori pastello nei quali sembrano fluttuare le figure silenziose delle amiche e dei personaggi chiamati in scena. In buca l’orchestra ha un buon ritorno acustico e composto dialogo con il proscenio, se pur permane in alcuni passaggi, qualche disequilibrio d’attacco ed eccessiva copertura con i cantanti, i quali di contro, con matura disinvoltura interpretativa bilanciano e offrono timbri e colorature raffinate. Il Coro Lirico Veneto guidato dal maestro Matteo Valbusa assicura la buona esecuzione delle date precedenti e così tutti i ruoli comprimari dal voto più che sufficiente di zio Bonzo (Cristian Saitta), William Corrò (Principe Yamadori), Aleksandra Meteleva (composta Kate), Francesco Milanesi e Francesco Toso, rispettivamente commissario imperiale e ufficiale del registro. Si conferma la convinzione che Biagio Pizzuti (Sharpless) è di significativa eleganza interpretativa con il suo timbro brunito pieno, esteso e ricco di personalità, la giovane Francesca Di Sauro è Suzuki dall’incisivo timbro squillante, di matura potenza vocale, gestione del fiato e curati cambi di registro. Anche Roberto Covatta sigilla la scelta di produzione per il personaggio di Goro, si fa notare per timbro pulito e sostenuto, per energia e padronanza tecnica unita ad una presenza scenica ben inserita nel ruolo. Francesca Dotto, ottavo mese di gravidanza e ben tre ore ammirevoli in palcoscenico, unisce la dolce morbidezza della gestualità, ad una conquistata sicurezza interpretativa. Soprano trevigiano al suo debutto nella parte di Cio-Cio-San e per la prima volta nel teatro della sua città, controlla respiro e laringe regalando colorature e sentimento, i passaggi di registro vocale richiesti dall’impegnativa partitura pucciniana avvengono senza sforzo; è voce armonica, intensa e nel susseguirsi delle recite di questi giorni ha acquisito governo sull’emozione dell’esordio. I duetti tra Dotto e Di Sauro – da segnalare “Tutti i fior?” – sono davvero struggente.
Un accapo a parte distingue il tenore Giorgio Berrugi che nella parte di Pinkerton non risulta tagliato a misura per l’esigente Puccini. L’interpretazione scenica convince ma non è sostenuta dalla voce che fatica a sostenere gli acuti. Il primo atto è già sotto sforzo e pianissimi e centrali risultano spesso chiusi velocemente. L’ atteso “Addio fiorito asil” delude le aspettative di un pubblico che gli tributa un tiepido riconoscimento.
Domenica 27 ottobre ore 16.00 seconda e ultima recita