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Teatro Sociale Rovigo: Madama Butterfly (MAKING THE INVISIBLE VISIBLE)

Teatro Sociale Rovigo Madama Butterfly (MAKING THE INVISIBLE VISIBLE) - Ph Nicola Boschetti
Teatro Sociale Rovigo Madama Butterfly (MAKING THE INVISIBLE VISIBLE) - Ph Nicola Boschetti

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C’è tutta la città di Rovigo che abbraccia l’apertura della stagione lirica al Teatro Sociale con Madama Butterfly.

Le vetrine dei negozi sono state dipinte a tema dai fumettisti prestati dal Treviso Comic Book Festival che  provengono da altre città, ma anche da Rovigo stessa. Ed è tutto un pullulare di kimoni colorati, di acconciature momoware con pendenti i tradizionali kanzashi, di ombrellini, di petali di fiori di ciliegio del “fiorito asil” e di raffigurazioni di un Puccini intento a vergare i suoi spartiti. Ma non solo, ristoranti e pasticcerie propongono dedicate delicatezze gastronomiche e l’attesa dei rodigini ha il fermento tangibile  delle grandi occasioni teatrali.

Questa Madama Butterfly è un nuovo allestimento ed una nuova produzione  del Sociale in coproduzione con il Comune di Padova – Teatro Verdi e con il Comune di Treviso – Teatro Comunale Mario Del Monaco con la regia di Filippo Tonon il quale cura anche i costumi con Carla Galleri;  Edoardo Bottacin – Direttore artistico del Teatro – osa, anche quest’anno, affrontare la sfida di mettere in scena titoli ed interpreti di prestigio, per consolidare la riconosciuta importanza del terzo polo lirico regionale.

Conosciamo tutti la storia della quindicenne Cio-Cio-San, l’emblema di sedotta-e-abbandonata in quella magia e mistero che circondano l’attrattiva che l’Occidente ha verso l’Oriente, quando le navi americane aprono nell’800, quella che sarà una nuova epoca storica, mercantile e culturale della quale anche l’Europa ne subirà fascinazione.

Con Madama Butterfly, Puccini prende spunto da un romanzo di L.M. Julien Viaud nel quale “descrive l’usanza per cui il Giappone permetteva agli ufficiali di marina militare stranieri di contrarre unioni a tempo determinato con le geishe giapponesi che terminavano automaticamente con il reimbarco dell’ufficiale” (cit. E.Filini)

Possiamo definirlo una sorta di turismo sessuale legittimato, normato e non si sa ancora quanto imposto o subito per ragioni di sudditanza geopolitica.

Ed ecco che Giacosa e Illica scrivono il libretto di questa storia che, pur rimaneggiata più volte, entra a far parte per sempre del sentimento che smuove la commozione per la tragedia di questa giovane “farfalla” e Giacomo Puccini mette in musica tra le arie più belle e struggenti dei suoi capolavori lirici.

Nella nuova produzione del Sociale rodigino il regista Filippo Tonon sceglie un allestimento molto minimal della “ochaya (casa da tè)” che Pinkerton compra per Butterfly e  dentro la quale si svolge quasi tutta l’intera opera.

Qualche concessione di colore viene lasciata ai costumi dei personaggi, soprattutto ai kimoni e l’abito principale di Cio-Cio-San è bianco, a simboleggiare sia l’integrità dei principi di fedeltà, ma anche il segno del lutto giapponese. Se pur nell’insieme esageratamente scarna, la scenografia regala qualche quadro di laccata bellezza nelle coreografie di ombrelli, ventagli e pioggia di petali di fior di ciliegio delle amiche danzanti.

Il tenente F.B Pinkerton è il tenore Fabio Sartori, che interpreta con acuti pieni, sicuri e timbri rotondi, ogni colore previsto dal ruolo. Possiede grande padronanza nelle mezzevoci e nei pianissimi. La presenza scenica ed espressiva di un ipocrita Pinkerton a tratti bramoso di rimanere da solo con Butterfly (Bimba dagli occhi pieni di malìa ora sei tutta mia…), incurante della giovane età della geisha da impalmare (…di rincorrerla furor m’assale se pure infrangerne dovessi l’ale),  incapace di affrontarla saputo del figlio e persa la baldanza al richiamo delle sue responsabilità (Addio fiorito asil…), trovano in Sartori efficace recitazione espressiva.

Due i debutti di spicco in questa produzione: Francesca Dotto è Cio-Cio-San e Biagio Pizzuti il console Sharpless.

Il soprano affronta questa difficile prova pucciniana che la vede costantemente in scena senza pause, con sicura preparazione e coinvolgimento denso di pathos. Nell’oggi che la vede interprete, la Dotto è all’ottavo mese di gravidanza e nei costumi  quasi non si avverte e forse, quel diaframma leggermente sostenuto, rende la sua voce estesa con buoni tempi fonatori, gli acuti sono pieni, ricchi i colori, appoggia bene i centrali e i morbidi pianissimi. Se l’ingresso in scena – forse causato dall’emozione – poteva apparire leggermente ingessato, nei quadri successivi e soprattutto nel secondo atto (Un bel dì vedremo…) fino al finale, la prova sopranile è stata matura e di grande presa sul pubblico (Oh, mi fate tanto male, tanto, tanto!) al quale Francesca Dotto ha trasmesso una intensa commozione interpretativa come nel Tu? Tu? Tu? Piccolo Iddio!. 

Anche il console Sharpless interpretato da Biagio Pizzuti, ci offre un baritono che ha dato prova di poter inserire a pieno titolo nel suo repertorio questa figura pucciniana. Lo Sharpless di Pizzuti è uomo di senno: caro amico, affettuoso protettore e tormentato dal senso di colpa per non aver sostenuto la giovane giapponesina nel suo lungo abbandono. Ben interpreta le difficoltà che gli vengono riservate come console risolutore consiliare delle gravi sventure causate dal suo amico yankee. Possiede un bel registro centrale, incisivo ed autorevole nei declamati, un bel fraseggio ed eleganza scenica. In qualche duetto è dura da reggere l’estensione timbrica con Sartori e la profondità del vuoto scenico, talvolta l’enfasi orchestrale,  non aiutano. La Suzuki di Francesca Di Sauro ha un bel timbro, vocalmente ben inserita nel personaggio, i duetti con Butterfly sono struggenti e la sua  presenza scenica è coerente con il ruolo a lei riservato.

Roberto Covatta è un Goro che si fa seguire con attenzione e sufficientemente delineati i comprimari Principe Yamadori (William Corrò), Lo zio Bonzo (Cristian Saitta), mentre risulta statica, pur chiedendo perdono, l’americana Kate interpretata da Aleksandra Meteleva.

Il Coro Lirico Veneto (Maestro Matteo Valbusa) è gradevole, armonioso e l’atteso momento a bocca chiusa non delude.

L’orchestra di Padova e del Veneto  diretta dal Maestro Francesco Rosa, ha nel suo insieme una buona struttura, distribuita ed omogenea anche se in qualche punto si avvertono lentezze narrative presto recuperate più dai cantanti che dall’indugiato ritmo di lettura.

Piccolo cameo da segnalare con tenerezza, è il piccolo Dolore interpretato con compostezza da Niccolò Rosa, figlio d’arte, diciamo.

Ovazioni e nove minuti di applausi attestano il successo e rendono “visibile l’invisibile”.

 

venerdì 11 ottobre 2024 – Teatro Sociale Rovigo

MADAMA BUTTERFLY

tragedia giapponese in due atti

musiche di Giacomo Puccini

libretto di Giuseppe Giacosa e Luigi Illica

CAST

Cio-Cio-San Francesca Dotto

Suzuki Francesca Di Sauro

F.B.Pinkerton Fabio Sartori

Sharpless Biagio Pizzuti 

Goro Roberto Covatta

Il principe Yamadori William Corrò

Lo zio Bonzo Cristian Saitta

Kate Alexandra Meteleva

Il commissario imperiale Francesco Milanese

L’ufficiale del registro  Francesco Toso

maestro concertatore e direttore d’orchestra Francesco Rosa

regia e scene Filippo Tonon

costumi Filippo Tonon e Carla Galleri

Orchestra di Padova e del Veneto Coro Lirico Veneto

maestro del coro Matteo Valbusa

Nuovo allestimento e nuova produzione del Teatro Sociale di Rovigo in coproduzione con

il Comune di Padova – Teatro Verdi, Comune di Treviso – Teatro Comunale Mario Del Monaco

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Chiara Casarin

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