Opera Mundus

Parma, Teatro Regio: Il Barbiere di Siviglia

Parma, Teatro Regio Il Barbiere di Siviglia - ph Roberto Ricci - recensione Opera Mundus
Parma, Teatro Regio Il Barbiere di Siviglia - ph Roberto Ricci - recensione Opera Mundus

Tua Pubblicità in primo piano, è come
una grande opera - CONTATTACI

A distanza di un anno torna a Parma il più celebre dei titoli rossiniani nell’affermato allestimento Pesarese del 2018 dell’intramontabile Pier Luigi Pizzi. Ancora una volta il successo è copioso, complice uno spettacolo di indubbia brillantezza registica e vocale.

Era il gennaio 2024, poco più di un anno fa, quando al Regio di Parma si coronava il successo di una pregevole edizione del Barbiere rossiniano già pensata e realizzata nel 2018 in occasione del Rossini Opera Festival e firmata nella regia, scene e costumi da una delle personalità più note e amate del panorama registico operistico, Pier Luigi Pizzi. Tale era stato il successo e il desiderio di partecipazione del pubblico in quel frangente che si è scelto di introdurne ulteriori quattro recite (fuori abbonamento) all’interno di questa Stagione 2025 invero non ricchissima per quantità di titoli e per varietà nella scelta di essi ma sin qui ottima per la qualità di quanto visto e ascoltato da chi vi scrive.

Lo spettacolo di Pizzi riesce pienamente negli intenti spiegati nel libretto di sala: raccontare il Barbiere senza preconcetti e ipotesi interpretative stravaganti. Le scenografie sono semplici, essenziali e basate su una prevalenza del bianco delle case, con i loro balconi, il cortile e gli spazi interni dal sapore e dalla luminosità tipicamente mediterranei. L’ispirazione dichiarata è quella di una volontà di chiarezza (come anche i costumi) rivolta ad eliminare ogni elemento superfluo e raggiungere un’astrazione visiva. A rendere godibilissimo e quasi geniale questo spettacolo è però la regia vera e propria, colei che riempie queste scene così lineari e basiche di vita e di energia in una variopinta gamma di trovate teatrali estremamente semplici, moderne, efficaci e di sfaccettature espressive ed attoriali dalle quali traspare un senso di grande umanità filtrata dall’ironia. Un Barbiere, quello nella visione di Pizzi, che risulta fresco, leggero, diretto, attuale nel suo essere buffo e amaro al tempo stesso, in cui ci si affeziona in fretta a personaggi spontanei e genuini, in cui ci si può riconoscere tra vizi e virtù. La mano di un grande Maestro la si comprende qui: piena consapevolezza di un libretto agile e ben scritto, che viene restituito nella sua originaria interezza (compresi i recitativi che restituiscono un senso alla ritrovata soddisfazione finale di Don Bartolo, rassicurato del desiderato bottino della dote di Rosina) e della partitura con le sue innumerevoli invenzioni e rielaborazioni di temi musicali che coinvolge tutti, strumentisti e cantanti, nella narrazione drammaturgica. Una consapevolezza, si diceva, che permette di interpretare quest’opera con quella dose di originalità capace di tenere incollato il pubblico alla trama, di sciorinare continui colpi di teatro, semplici ma ficcanti, di strappare copiose risate, di valorizzare paradossi, equivoci, inganni in modo irresistibile ma al tempo stesso senza alcun bisogno di reinventare, trasporre, reinterpretare. Coerenti nel conferire lucentezza e gioia le luci di Andrea Borelli da un’idea di Massimo Gasparon.

A rendere vincente uno spettacolo come questo è però il connubio tra una regia che funziona e un cast affiatato ed omogeneo, magari giovane e brillante come quello presentato a Parma.

La direzione è affidata a George Petrou, alla guida dell’Orchestra Senzaspine. La compagine, in gran parte di estrazione giovanile, è al suo debutto in una produzione operistica a Parma e risponde complessivamente bene agli stimoli forniti dal maestro, in una lettura caratterizzata da una coerenza stilistica, cura del suono e delle dinamiche e dominata da una certa esuberanza nelle scelte agogiche e cromatiche. Sporadicamente emerge qualche sonorità leggermente soverchiante sulle voci e qualche lievissima imperfezione sincronica ma nell’insieme si apprezzano la vitalità, lo slancio, il buon gusto con cui vengono timbrati e sottolineati i colori della partitura e l’equilibrio nella concertazione. Particolarmente apprezzabile il contributo del continuo al fortepiano di Gianluca Ascheri, ispirato e creativo al punto giusto.

Valido l’apporto del Coro del Teatro Regio, sempre ben preparato da Martino Faggiani.

Sugli scudi gli interpreti, a partire dal giovane baritono pesarese Matteo Mancini che veste i panni di Figaro come sostituto dell’inizialmente previsto Davide Luciano. Spigliato sulla scena senza eccessi macchiettistici, ben proiettato vocalmente e dotato di timbro bello e solido in acuto e agile nei vorticosi sillabati rossiniani. Un debutto che lascia sicuramente presagire il potenziale per una promettente crescita.

Ruzil Gatin è Lindoro ovvero il Conte di Almaviva. Il tenore russo si contraddistingue per il caratteristico strumento vocale dal colore chiaro e dall’emissione aperta. L’esperienza nel ruolo lo conferma come un interprete sensibile, musicale, di grande comunicativa, particolarmente convincente nella serenata iniziale e nei momenti di trasognante trasporto amoroso ma non meno credibile sotto lo spassoso travestimento di Don Alonso. Una leggera indisposizione fa sì che non canti l’aria finale “Cessi di più resistere“, unico taglio operato alla partitura, ma sappiamo ciò non è avvenuto nelle precedenti rappresentazioni.

Autentico mattatore della compagnia è Carlo Lepore, Don Bartolo di lusso. Semplicemente irresistibile nella caratterizzazione del personaggio, ruvido e scorbutico tutore e impacciato spasimante. La voce è ampia, calda, incisiva e sostenuta da una tecnica invidiabile nell’uso del fiato, nell’emissione e nella linea di canto inappuntabile. Con queste basi e con una carismatica personalità, il basso napoletano cesella ogni nota ed ogni frase con un fraseggio impeccabile e particolari intenzioni espressive, stacca sillabati fulminei da apnea e non rinuncia mai ad una comica “erre” arrotondata da vero parmigiano.

Molto convincente Maria Kataeva, interprete di Rosina. Voce pastosa, voluminosa e di tinte scure, dai centri torniti e dagli acuti sicuri ma al tempo stesso agile nelle fiorettature che la parte le richiede. Seducente nella presenza scenica e libera da smorfie e vezzi che troppo spesso vengono affibbiati a questo ruolo, il mezzosoprano ci regala un personaggio moderno e arguto.

Grigory Shkarupa, basso dal pregevole timbro profondo, ricco di armonici e ben proiettato, è un Don Basilio di tutto rispetto. Data la giovane età la sua prova ha sicuramente margini di crescita, in particolar modo per quanto riguarda la disinvoltura sulla scena e l’espressività, ma i presupposti per uno sviluppo di indubbio interesse ci sono tutti.

Il ruolo di Berta viene affidato alla già allieva dell’Accademia Verdiana Licia Piermatteo, che raccoglie un soddisfacente successo personale in virtù di ottime doti interpretative con cui evidenzia con garbo e genuinità e senza eccessi, i tratti caratteriali e fisici della domestica di Don Bartolo. La voce è effervescente, di buon volume e colore limpido e ben si distingue nei momenti d’insieme come nell’aria personale.

Efficaci il Fiorello e l’Ufficiale di Gianluca Failla, ottimamente inserito nello spettacolo sia vocalmente che scenicamente, così come di grande simpatia risulta l’Ambrogio di Armando De Ceccon.

La sala del Regio, stracolma anche in quest’ultima rappresentazione (come ci dicono essere stata nelle precedenti) accoglie con un trionfo tutti gli interpreti, con un travolgente e meritatissimo entusiasmo per la prova di Lepore nei panni di Don Bartolo.

9 marzo 2025 – IL BARBIERE DI SIVIGLIA – Teatro Regio di Parma
Melodramma buffo in due atti
Libretto di Cesare Sterbini
Musica di Gioachino Rossini
Edizione critica a cura di Alberto Zedda, nuova edizione aggiornata Casa Ricordi, Milano

CAST

Conte d’Almaviva Ruzil Gatin
Don Bartolo Carlo Lepore
Rosina Maria Kataeva
Figaro Matteo Mancini
Don Basilio Grigory Shkarupa
Berta Licia Piermatteo*
Fiorello /Un ufficiale Gianluca Failla
Ambrogio Armando De Ceccon

*Già allieva dell’Accademia Verdiana

Orchestra Senzaspine
Direttore George Petrou
Coro del Teatro Regio di Parma
Maestro del coro Martino Faggiani
Regia, scene e costumi Pier Luigi Pizzi
Luci Andrea Borelli,
da un’idea di Massimo Gasparon

FOTO
#TAGS

Grigorij Filippo Calcagno

CONSIGLIERE DI OPERA MUNDUS APS ETS - Team Recensioni | Critiche

Ti può anche interessare:

Opera Mundus: Dove la tua pubblicità
diventa arte - CONTATTACI

Opera Mundus ADESIONE

Associarsi a Opera Mundus ti offre l’opportunità di contribuire a progetti innovativi, accedere a risorse esclusive e partecipare a eventi internazionali.

Scopri come puoi fare la differenza con la tua adesione. Diventa socio di Opera Mundus!

Sostieni Opera Mundus I tuoi benefici fiscali

E’ detraibile un importo, pari al 30%, delle erogazioni in denaro o in natura effettuate a favore degli enti del Terzo settore.

Nel caso in cui la persona opti per la detrazione, essa ammonterà al 30% dell’importo della donazione stessa, su una donazione massima di 30.000 euro. Ciò significa che sulla donazione massima di 30.000 euro si avrà un risparmio d’imposta di 9.000 euro.

Per quanto riguarda le erogazioni effettuate, invece, da enti e società, per esse è prevista la sola possibilità di deduzione dal reddito imponibile, nel medesimo limite del 10% del reddito complessivo dichiarato previsto per le persone fisiche.

Opera Mundus Bonifico

Opera Mundus APS ETS

BANCA: BANCA DI CIVIDALE S.P.A.

IBAN: IT65J0548412100000005000208

BIC/SWIFT: CIVIIT2C

CAUSALE: donazione/erogazione liberale