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III edizione del Concorso Internazionale di canto lirico Niccolò Van Vesterhout

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Il teatro Van Vesterhout di Mola di Bari ha accolto la terza edizione intitolata a Niccolò Van Vesterhout, compositore di Mola di Bari, oriundo fiammingo. Dieci i finalisti, risultato di una più ampia selezione di cantanti giunti nella cittadina pugliese da ogni parte del mondo. Alla realizzazione del prestigioso concorso hanno collaborato importanti realtà quali l’associazione Agìmus, l’Atelier delle Arti-Palazzo Pesce e la rassegna concertistica Ad Libitum, creata da Epos Teatro, come valorizzazione del territorio, offerta culturale e formazione di un sempre più vasto pubblico.

Il concorso si è articolato in una prima sezione speciale che ha visto quattro candidate sfidarsi in quattro arie di Niccolò Van Vesterhout e nella restante finale, dove i concorrenti hanno potuto esibirsi anche in un più variegato repertorio. Riguardo al compositore Molese giova ricordare che nel foyer del teatro è possibile visitare una casa museo a lui dedicata dove, grazie a Idea Press, è possibile consultare e studiare l’Opus del musicista.

Dopo un breve saluto della presidente di giuria Luciana D’Intino, la serata ha avuto inizio col mezzosoprano Anna Giove che ha cantato L’amo, prima delle quattro romanze del compositore pugliese, breve affresco salottiero musicale grazie al quale la cantante ha potuto mettere in luce una buona tenuta vocale.

Baldantoni Antonella ci ha presentato Sempre amore, romanza di piacevole melodia in cui il soprano ha offerto un’espressiva interpretazione al servizio della musica e del testo. Nella seconda parte della finale si è avuto modo di apprezzare a pieno le caratteristiche espressive e vocali dell’artista.

Il mezzosoprano Nutsa Zakaidze ha presentato al pubblico Aprile novo!, romanza di notevole beltà espressiva, tanto per il seducente tessuto armonico, quanto per quello melodico. Il potere immaginifico di essa conduce in una profumata e rugiadosa primavera, dalla dolce carezza e gentile fascino. Il mezzosoprano sfoggia una vocalità omogenea e ricca di suono.

A concludere la prima parte dedicata a Niccolò Van Vesterhout è stato il giovane soprano Mariapaola Di Carlo col Salve regina, romanza tratta dall’opera Dona Flor su libretto di Arturo Colautti, composta proprio per il teatro che del maestro di Mola di Bari porta il nome. Più delle altre romanze precedentemente presentate, Salve Regina si contraddistingue per levitas e bellezza del legato. Mariapaola Di Carlo è un soprano dotato di una vocalità molto interessante, di bellissimo colore e timbro pastoso, voce teatrale ricca di armonici, porta con morbidezza e dolcezza di emissione. La concorrente, già ascoltata in precedenza come partecipante ad altri concorsi, ha ulteriormente limato il suo strumento che governa con grande padronanza tecnica. Della giovane cantante si apprezza il nitore del fraseggio e la dolcezza infusa nel suo canto.

Anna Giove ha aperto la seconda parte della serata con Smanie implacabili dal Così fan tutte di Wolfgang Amadeus Mozart, mostrando una buona vocalità, il timbro da mezzosoprano lirico presenta un buon velluto, al servizio di una convincente interpretazione.

Alberto Comes, basso baritono, ha eseguito La calunnia, dal Barbiere di Siviglia di G. Rossini. L’aria è tra le più celebri del repertorio italiano. Tuttavia, la sua riuscita dipende dal cantante che fa la differenza. Alberto Comes è un fuoriclasse, la vocalità in suo possesso è rigogliosa, brunita imponente, lo si immagina già come veterano Don Basilio grazie ad un’interpretazione da manuale. L’artista cura ogni frase del libretto e scolpisce un Don Basilio magistrale. Grande importanza viene data a ogni accento, intenzione drammaturgica e al dettato rossiniano. Comes sfoggia impeccabile musicalità, i crescendo sono eseguiti magistralmente, La calunnia che a poco a poco prende forma è al meglio cesellata dalle indiscusse capacità espressive e attoriali dell’interprete. Anche nel suo caso si ascolta una voce ragguardevole, grande e teatrale. A lui l’augurio di importanti successi.

Pur rimanendo in tema rossiniano, al Barbiere di Siviglia è seguita Sombre Foret dal Guillaume Tell, ultima opera del genio pesarese e manifesto del proto romanticismo. La sua esecuzione è stata affidata nuovamente al soprano Mariapaola Di Carlo. Quanto già ascoltato in precedenza ha potuto essere confermato. La giovane cantante ha messo in luce le sue qualità da belcantista in un’aria non facile. La vocalità brilla, limpida e lucente, il legato è in lei naturale, gli attacchi sul fiato e sicuri. Lo studio e il tempo le daranno indubbiamente modo di approfondire le sue interpretazioni e la sua stessa vocalità, oggi già particolarmente ampia e duttile da far pensare anche a ruoli belliniani o del primo Verdi.

Il tenore Ma Haotian canta Kuda, kuda vy udalilis, da Eugene Onegin di P. Tchaikovsky. L’interprete ha dalla sua una voce di bel velluto, colore avvolgente e suono smaltato. Il candidato permea la struggente aria di Lenskij di giusto dramma e disperazione, in perfetto stile e entrando a pieno in parte col personaggio, diviso tra il dover dare uno straziante addio alla sua amata Olga e l’imminente duello col suo amico fraterno. Nella voce del giovane artista si è chiaramente avvertito lo strazio consapevole dell’ineluttabilità degli eventi. A lui le più vive congratulazioni per il meticoloso studio del personaggio. Interpretare così bene un ruolo in una sola aria non è mai scontato.

Il mezzosoprano Di Giacinto Antonella ha dato vita al personaggio di Azucena con Stride la vampa. L’esecuzione è corretta, il racconto della tragica vicenda della sua visione ricorrente è delineato con espressione. Ascoltandola, tuttavia, non si riscontra il caratteristico colore notturno che ci si aspetterebbe per questo ruolo, proprio di un mezzosoprano tendente al drammatico. Una buona prova senz’altro, ma manca il coinvolgimento emotivo, possibile forse con un altro tipo di colore e maggior consuetudine interpretativa del ruolo stesso.

Il baritono Jeon Junsung interpreta dal Falstaff di Giuseppe Verdi E’ sogno…o realtà?. La sua prova è ampiamente superata, l’ottima padronanza del libretto posseduta gli consente uno scavo interpretativo di assai buon livello, la vocalità è di prezioso colore e il volume consistente.

Il soprano Antonella Baldantoni torna in scena vestendo i panni della Manon di Jules Massenet in Adieu notre petite table. Qui il soprano ha modo di sfoggiare le sue migliori qualità: il prezioso velluto, il fraseggio sfumato e la sapiente distribuzione degli accenti drammatici con particolare attenzione alla pronuncia della dentale D su “adieu”, restituiscono una Manon straziata dall’amore per il suo Des Grieux dal quale, per sua stessa volontà, è costretta a distaccarsi. A parere di chi scrive la sua è tra le migliori esibizioni per intensità e qualità vocale. La Baldantoni è infatti in possesso di un suadente timbro, lirico e rotondo. Si è apprezzato particolarmente il suo elegante francese.

Il mezzosoprano Nutsa Zakaitze ha interpretato, dal Werther di Massenet, Va! Laisse couler mes larmes. L’artista mostra di essere emotivamente e interpretativamente coinvolta nell’uso dei colori sfumati e nell’intensità drammatica dell’aria. Il timbro piuttosto scuro, schiettamente mezzosopranile. Anche nel suo caso si apprezza l’attenta pronuncia.

Col basso Zhang Zhibin siamo tornati nuovamente nel repertorio russo, questa volta con l’aria Ves tabor spit, dall’Aleko di S. Rachmaninoff. Dalla prima nota si è avvertito il brivido, sensazione che si prova solo di fronte a rari talenti a cui basta una prima nota per affermare la loro indiscussa classe. La voce è quella del caratteristico e autentico basso profondo, di volume assai imponente, impreziosito dal colore notturno. La gamma è omogenea, l’emissione, completamente libera dalle contrazioni della gola, permette alla sua voce di espandersi in tutto il suo splendore. Anche nel suo caso si loda l’ottima pronuncia della lingua russa, tanto da far pensare in un primo momento che il russo sia la sua madrelingua. La musicalità, lo straordinario talento dimostrato faranno senz’altro parlare di lui in futuro.

L’ultima candidata in gara è stata Federica Raja, soprano. Da The Medium di G. C. Menotti ha interpretato il Monica’s waltz, un brano di rara consuetudine in un concorso, dalla cantante affrontato tecnicamente bene.

Diversi i premi elargiti con equità, d’altronde i candidati destinatari l’hanno ampiamente meritato. Le premiazioni sono le seguenti: il premio del pubblico consistente in una somma di euro 250 è stato assegnato ad Alberto Comes. Il premio della critica, di euro 250, è andato al soprano Antonella Baldantoni, vincitrice anche del premio L’Atelier delle Arti, consistente in un concerto, o in una masterclass nella stagione 2025. Il mezzosoprano Anna Giove è risultata vincitrice del premio Ad Libitum che consta di un concerto nella stagione 2025. Al soprano Di Carlo Mariapaola è stato assegnato il premio Agìmus, anche per lei un concerto nella prossima stagione. Inoltre l’artista è stata anche insignita del terzo premio e di quello intitolato a Niccolò Van Westerhout, della somma di euro 500, in ex aequo col mezzosoprano Zakaitze Nutsa. Il premio Stage Door è stato assegnato al basso Zhang Zhibin e al tenore Haotian Ma, vincitore anche del secondo premio di euro1000. Al basso Zhang Zhibin il primo premio di euro 2000.

La serata è stata salutata con entusiasmo da un pubblico a ragione entusiasta.

CAST

Nutsa Zakaidze mezzosoprano (Terzo premio Niccolò Van Westerhout)

Anna Giove mezzosoprano

Anna Giove mezzosoprano (Premio Ad Libitum)

Mariapaola Di Carlo soprano (Premio Agìmus, Terzo premio Niccolò Van Westerhout)

Baldantoni Antonella soprano

Antonella Baldantoni soprano (Premio della critica, Premio L’Atelier delle Arti)

Federica Raja soprano

Alberto Comes basso baritono (Premio del pubblico)

Ma Haotian tenore (Premio Stage Door, Secondo premio)

Zhang Zhibin basso (Premio Stage Door, Primo premio)

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Paola Labarile

Vestale della lirica fin dall’infanzia, essa è stata per me una vocazione che ha guidato la mia intera esistenza. Al termine della laurea triennale e magistrale in lettere classiche ho deciso di dedicare entrambe le mie tesi a figure come quella di Attila e norma. Mi sono successivamente laureata alla magistrale in musicologia sotto la guida del prof Fabrizio Della Seta. Stella cometa e guida verso il mio secondo percorso universitario è stata La Barcaccia, trasmissione in onda quotidianamente su Rai Radio3, con la sua rubrica Aria al microscopio. Il maestro Enrico Stinchelli è da sempre stato per me linfa vitale per le mie competenze. Come l’eccelsa Maria Callas si è nutrita delle competenze del maestro Serafin, io faccio lo stesso con quelle del maestro Stinchelli. La lirica per me è rifugio e vita. A questo immenso patrimonio spero di consacrare la mia vita in veste di professionista.

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