La Storia non sempre è giusta, neanche la storia della musica: accanto ai grandi nomi che si ascoltano oggi nei teatri, ce ne sono altri che un tempo furono apprezzati e poi dimenticati (Grétry, Meyerbeer, Pacini…) e ancora altri che non ebbero mai la stima del pubblico, nonostante la loro evidente originalità. Tra questi ultimi possiamo annoverare la compositrice Louise Bertin.
Figlia del potente direttore del Journal des Débats parigino Louis-François Bertin (il cui magnifico ritratto di Ingres si conserva al Louvre), Louise contò sull’amicizia e l’ammirazione di Victor Hugo e Berlioz, tra altre figure rilevanti del mondo artistico francese. Tuttavia, le sue opere non furono mai veramente apprezzate né dal pubblico né dalla critica.
Il primo a interessarsi alla sua musica in tempi moderni fu il festival Radio-France-Montpellier, che produsse La Esmeralda, opera tratta dal libretto di Victor Hugo ispirato al suo stesso romanzo Notre-Dame de Paris.
Negli ultimi anni, il Palazzetto Bru-Zane è stato fondamentale per il recupero e la diffusione della musica francese del XIX secolo, contribuendo così anche alla riscoperta di un altro titolo di Bertin: Fausto.
Fausto fu presentato in concerto a Parigi nel 2023 con un cast di grande livello (Deshayes, Gauvin, Jerkunica, Rousset), concerto che è stato anche registrato e prodotto. Sempre grazie al Palazzetto Bru-Zane, l’Opera di Essen ha presentato all’inizio del 2024 la versione scenica con un tenore nel ruolo di Faust, anziché il mezzosoprano della versione da concerto parigina.
Nella stagione 2024-2025, Fausto è di nuovo programmato.
Questa è stata una grande idea, perché la musica di Bertin non ha uguali: assimilando influenze diverse (Mozart, Spontini, Rossini, Boïeldieu, Bellini, von Weber), la compositrice crea uno stile originale e personale.
La versione da concerto ci ha permesso di verificare la ricchezza di questo spartito, mentre la versione scenica ha evidenziato la sua grande teatralità e la capacità di evocare emozioni profonde.
Nel 1831, Bertin proponeva una visione musicale del futuro, una proposta che non fu condivisa né dagli altri compositori né dal pubblico. Un destino simile a quello di Berlioz, che però ebbe maggiore influenza sui compositori francesi (Gouvy, Reyer), grazie a una carriera più lunga, al fatto di essere uomo e alla sua attività di critico musicale.
A Essen, la regista Tatjana Gürbaca presenta Faust come un grande medico, e forse non è un’idea sbagliata, poiché la storia ruota attorno al gioco con la Vita, con la Morte e con la Gioventù. Da sottolineare che questa proposta rispetta il senso profondo dell’opera, il significato delle situazioni e il loro sviluppo musicale.
Il giorno della rappresentazione di cui trattiamo, Mirko Roschkowski (Fausto) era malato, ma cantò comunque: lo ringraziamo, perché non siamo sicuri che Essen avrebbe potuto pagare un sostituto. Era dunque logico che la sua voce fosse affaticata e che gli acuti non risultassero perfetti. Nonostante ciò, Roschkowski fu bravissimo a mantenere la linea vocale e a dare tutta l’energia e la passione che le sue ultime scene richiedono.
Anche Markéta Klaudová (Margarita) era malata. Forse per questo ha mancato un po’ di forza vocale in alcune scene. Tuttavia, il pubblico ha avuto la fortuna di ascoltare una bella voce, di una cantante intelligente e dotata di una notevole espressività, soprattutto nella sua delicata aria del secondo atto.
Come Mefistofele, Andrei Nicoara è forse troppo giovane. Certamente ha difeso scenicamente la sua parte con simpatia, ma musicalmente le sue note basse non si udivano. Sicuramente migliorerà con il tempo.
I cantanti dell’Opera di Essen, Nataliia Kukhar (Catarina) e Mykhailo Kushlyk (Valentino), hanno delle belle voci e hanno difeso le loro parti con grande successo.
Il coro e soprattutto l’orchestra possono essere ammirati e invidiati da molti melomani di tutto il mondo. Alla loro direzione, il napoletano Tommaso Turchetta ha mostrato una notevole comprensione della musica di Bertin, facendo emergere la sua originalità come una porta d’ingresso alla modernità del XIX secolo. Forse è mancata un po’ di attenzione ai cantanti, che troppo spesso sono stati coperti dall’orchestra.
Dispiace che la sala non fosse piena – solo un quinto della capienza – anche perché nella sala accanto della Philharmonie di Essen era programmato nello stesso giorno, appena mezz’ora prima del Fausto, un concerto di arie virtuose con il grande Michael Spyres. Questo, in una città di mezzo milione di abitanti, si potrebbe considerare come una concorrenza sleale… Consoliamoci pensando che gli errori di programmazione non accadano solo nei paesi latini.
Comunque sia, il pubblico presente è stato convinto dalla musica di Bertin e dalla rappresentazione operistica a Essen. Il suo entusiastico applauso lo ha testimoniato.