Opera Mundus

Intervista a Giacomo Sagripanti: Con focus e mente fredda gli altri non possono che fidarsi di te.

Intervista a Giacomo Sagripanti - Con focus e mente fredda gli altri non possono che fidarsi di te - Opera Mundus - ph Lorenzo Montanelli
Intervista a Giacomo Sagripanti - Con focus e mente fredda gli altri non possono che fidarsi di te - Opera Mundus - ph Lorenzo Montanelli

Tua Pubblicità in primo piano, è come
una grande opera - CONTATTACI

Premiato come Best Young Director agli Opera Awards (2016), Giacomo Sagripanti lavora regolarmente presso l’Opéra National de Paris, la London Royal Opera House, Teatro Real Madrid, Wiener Staatsoper e in diversi Festival tra cui il Rossini Opera Festival, Choregies d’Orange, Aix en Provence; collaborando con prestigiose orchestre tra cui la RAI di Torino, WDR Funkhausorchester Köln, Théâtre du Capitole in Toulouse, Münchner Rundfunkorchester, Ross Sevilla.

Gli impegni dell’attuale stagione comprendono Il Trovatore alla Royal Opera House, La Traviata (Sa Carlo di Napoli, Liceu Barcelona), la 4rta di Mahler (Ross Sevilla), Don Pasquale (Wiener Staatsoper), Barbiere di Siviglia (Metropolitan New York), Rusalka, Nabucco (Capitole Toulouse), Zelmira (Rossini Opera Festival), Beethoven 7th (Salle Boulez, Philharmonie Paris, Orchestre de Chambre de Paris).

 

Benvenuto ad Opera Mundus Maestro Sagripanti,

Come spiegherebbe la Sua professione a qualcuno che non conosce il Teatro d’Opera e la figura del Direttore d’orchestra?

Il Direttore è colui che durante una rappresentazione coordina tutte le parti fondamentali della produzione teatrale, è il responsabile che gestisce e guida la recita in Teatro.

Infatti, il podio è l’unico posto che devono vedere tutti, non tanto per l’importanza della figura, ma perché in base alla direzione musicale s’innesca una reazione che richiede l’allineamento di tutti gli altri.

È una fiamma che deve essere accesa dall’inizio alla fine e che, a differenza di altre figure che magari hanno pause o uscite di scena, non può permettersi di spegnersi perché dà vita all’ingranaggio musicale e scenico.

“ Trasmettere energia, più che viverla, è forse la cosa più importante per me. ”

Lei s’innamora della Direzione da subito e molto giovane, già a dieci anni.

Secondo Lei, per quale motivo si è appassionato quasi subito a questo ruolo e non invece ad uno strumento orchestrale o al canto?

Me lo ricordo bene. Avevo dieci anni e all’epoca la domenica si andava a messa poi, nell’aspettare il pranzo, guardavo Rete 4 che proponeva i concerti di Riccardo Muti, il programma si chiamava Domenica in Concerto.

Guardavo questa figura autorevole sul podio, i capelli, i gesti, le espressioni del viso e mi affascinava il fatto che fosse una guida per tutti.

Mia mamma e mia sorella provavano a cambiare canale ma io m’imponevo, la forza visiva del Direttore d’orchestra mi colpiva.

Quindi ad oggi, il Direttore è un Leader, autorità, potere…?

Assolutamente Leader, quello che facciamo è un gioco di squadra. Come dicevo prima è un ruolo di coordinamento che trova il modo di gestire e mettere insieme tutte le parti dello spettacolo. Certo, deve avere autorità, polso esattamente come il CEO di un’Azienda o altre figure manageriali.

Poi anche fra Direttore d’Opera e di Sinfonico c’è un abisso.

Nella Sinfonica ci sono molte meno variabili e strati da gestire, c’è più linearità fra quello che succede in prova ed il Concerto stesso infatti richiede molte meno prove di una rappresentazione operistica. Poi tecnicamente per un Direttore la vera prova è l’Opera, mentre se fai benissimo il Sinfonico non è detto che tu possa fare altrettanto bene con il complesso teatrale.

Anche con una buonissima orchestra, con i Wiener ed altre realtà prestigiose, comunque nell’Opera c’è la necessità di questa figura.

Nel Sinfonico c’è un lavoro musicale diverso che dà importanza al suono, al dettaglio, all’acustica, alla pura interpretazione ed è più facile per diversi aspetti.

 

Quali sono le caratteristiche fondamentali quindi per fare il Suo lavoro?

Essere pronti, ricettivi nel bene e nel male. Captare le informazioni e trovare con molta flessibilità la chiave di svolta. Essere rigidi è deleterio!

L’empatia e la flessibilità sono fondamentali per non diventare schiavi del proprio ego, rischio che appartiene a questo tipo di professioni che coesistono con una forte parte emotiva ed intima.

Se fossi un solista, un pianista, allora sarebbe diverso perché fai molto di più i conti con te stesso ed il pubblico ti percepisce per quello che tu vuoi dire di te. Ma nel mio caso è molto diverso, hai delle persone che suonano per te e quindi è impossibile non entrare in connessione con loro ed il loro modo di esprimersi.

Soprattutto oggi dove conta moltissimo il primo impatto bisogna essere energici, aperti, flessibili e solari.

” No, l’ego non deve esistere. Anzi, esiste solo entrare in sintonia con chi ci sta intorno ed allinearsi per il bene comune, il risultato finale. “

Queste responsabilità limitano la possibilità di godere dei momenti musicale mentre Lei dirige?

Nel ruolo in cui sono devo sempre stare sul pezzo. Certo capita di avere dei momenti più distesi in cui posso effettivamente vivere le emozioni che ci regalano delle pagine musicali, ma sempre con attenzione.

Poi nella vita capitano momenti più impegnativi di altri, dove accadono cose che non sono sotto il tuo controllo. E in questi casi la professionalità fa la differenza.

Con il tempo impari che agendo con focus e mente fredda, gli altri non possono che fidarsi di te.

Trasmettere l’energia, più che viverla, è forse la cosa più importante per me.

È come giocare o assistere ad un match di tennis, entrambe le cose regalano forti emozioni ma in modo diverso. Io preferisco la prima.

Quando inizio una produzione ho già scelto la Musica, l’ho già vissuta nel mio studio, l’ho respirata ed amata. Quando dirigo ci sto completamente dentro e mi piace l’idea di dargli vita.

 

Quindi è più orientato per l’Opera?

Faccio molta più Opera che Sinfonico, anche se in realtà mi piacerebbe incrementare quest’ultimo. Ma non tutto dipende da noi, c’è un mercato, e d’altronde sono italiano e soprattutto all’estero questo significa avere un certo appeal per il belcanto ed il teatro.

 

Quale Compositore, Opera pensa siano più rappresentativi del Suo percorso e della Sua personalità?

Sicuramente Verdi per la coesione di profondità, naturalezza, semplicità.

Verdi era un uomo semplice, amante della campagna ed io vengo da un contesto famigliare simile, non sono figlio d’arte e quindi mi sono sempre rivisto in questo percorso di costruzione lento ma sincero. Mi rivedo nell’umanità di alcune pagine Verdiane, soprattutto nei momenti di sentimento paterno e di purezza dei sentimenti.

Un titolo che mi ha avvolto e che sento particolarmente vicino, tanto da venire spesso trascinato, è Otello.

Ed un sogno nel cassetto?

Mi piacerebbe fare il Tristano ed è un sogno perché è difficile vederlo concretamente proiettato nel mio calendario ma al giorno d’oggi tutto è possibile…

 

Com’è il suo rapporto con Rossini? Ricordiamo che Lei oltre ad essere marchigiano ha studiato a Pesaro ed è stata una presenza costante al ROF.

Rossini è un po’ il mio padre adottivo, nel senso che ho iniziato con lui da piccole realtà, facendo la gavetta, per poi passare da Alberto Zedda e l’iter rossiniano pesarese che sono stati l’inizio della mia carriera ed anche lo sviluppo.

È forse il compositore che conosco meglio dal punto di vista dello stile e delle intenzioni, conosco il suo linguaggio come se fosse un amico.

 

Quindi non poteva esserci occasione migliore del Barbiere per il debutto al Metropolitan?

Si, c’erano due proposte ed ho scelto Barbiere perché è un titolo iconico per me e l’ho fatto in diverse occasioni. So che posso dire qualcosa di nuovo, di mio, ed entrare bene nel Teatro.

Nel percorso del Direttore d’orchestra le scelte che si fanno sono importanti soprattutto nel tempo. Più costruisci nel cemento più sei solido e vai avanti.

Ho sempre fatto tutto con la prospettiva di crescere, migliorare, guardarmi indietro e sapere di aver fatto qualcosa in più rispetto anche al giorno prima, ad una singola prova, alla generale.

 

Se potesse darsi un consiglio guardando indietro nel tempo, cosa si direbbe?

Stai tranquillo!

Sorridi sempre, studia e non pensare che gli altri ce l’abbiano con te. Non pensarlo mai! Ti crei tensioni che non esistono, anzi che esistono solo nella tua percezione. Di essere sincero, scusarsi se si sbaglia, ma sempre affrontare le cose con serenità senza arrabbiarsi.

” Perdere il controllo è l’errore più grande che si possa fare. “

Dai per scontato che ognuno dà il massimo che può e lascia energie positive a chi incontri.

 

Se il bambino che a dieci anni guardava Riccardo Muti in televisione vedesse come è diventato oggi, cosa direbbe?

Sarebbe affascinato.

Dai, posso dirlo? Sarebbe orgoglioso di quello che è diventato.

Ed è importante questo, perché anche come padre ho capito l’importanza di dire alle mie figlie, anche se in cose semplici ma importanti, quanto sono orgoglioso di loro. Poco tempo fa siamo andanti a sciare, io e le mie figlie, e già dopo qualche giorno che scendevano da sole, ho detto:

Babbo è orgoglioso di voi!

E a loro volta, lo sono state di loro stesse. Volersi bene è importante.

 

E ad oggi ha un sogno che non aveva messo in conto e che è sorto con la maturità?

A livello lavorativo aspiro di diventare un riferimento, una sicurezza nel panorama internazionale, una certezza di garanzia totale. Le persone devono trovarsi bene a lavorare con me in termini di empatia e solidità.

Contemporaneamente potermi godere la vita nella sua semplicità, di veder crescere le mie figlie, vederle diventare donne, di godermi gli affetti.

 Studiare, leggere. Tutte cose che già faccio ma che sono ovviamente relative ai ritmi di una professione estremamente richiedente.

Andando avanti nel tempo vorrei pensare sempre più alla qualità della vita.

 

Qual’ è stata la sfida più impegnativa della sua carriera?

Quando ho debuttato a Parigi, alla Bastille.

Stavo rientrando da Graz ed ero in macchina nelle zone di Udine e mi chiamò il mio agente. “Giacomo senti, conosci Capuleti e Montecchi? Domani sera manca un direttore a Parigi, che ne pensi?”

Ci ho riflettuto, giusto dieci minuti. L’anno prima avevo diretto la Zaira in cui ci sono diverse pagine di Capuleti e conoscevo l’Opera come pianista.

“Si, va bene vado!”.  Mi fermai a Venezia, andai in Fenice a prendere la partitura, studiai tutta la notte. La mattina dopo, una volta arrivato, ebbi giusto il tempo per una musicale e la sera debuttai.

È stato un momento in cui ho mostrato il talento ma soprattutto la decisione necessaria per questo percorso.

Intervista a Giacomo Sagripanti - Opera Mundus - ph Lorenzo Montanelli
Intervista a Giacomo Sagripanti - Opera Mundus - ph Lorenzo Montanelli

Valentina Corò

Nasce a Venezia nel Dicembre ’94. In seguito agli studi in Canto Lirico presso il Conservatorio Benedetto Marcello di Venezia, viene ammessa nel programma YAP del Maggio Musicale Fiorentino dove debutta nei panni di Senta nel Der Fliegende Holländer di R. Wagner con Venti Lucenti; successivamente lavora con nomi di fama internazionale quali Zubin Mehta, Daniel Harding, Marco Armiliato, Francesco Ciampa, e Davide Livermore, La Fura dels Baus e condividendo il palcoscenico con cantanti quali Javier Camarena, Lise Davidsen, Saioa Hernandez, Mariangela Sicilia, Piero Pretti, Rosa Feola, Nicola Alaimo e molti altri. Contemporaneamente si laurea presso l’Università Ca’ Foscari in Economics & Management, successivamente ottiene la specializzazione in Arts Management e nel 2024 il master in Gestione della Risorse Umane (HRM), People Management. Si considera una personalità fortemente eclettica e curiosa, con un profondo interesse per tutto ciò che contraddistingue il raggiungimento dell’eccellenza in ambiti artistici, sportivi, e di team.

Opera Mundus ADESIONE

Associarsi a Opera Mundus ti offre l’opportunità di contribuire a progetti innovativi, accedere a risorse esclusive e partecipare a eventi internazionali.

Scopri come puoi fare la differenza con la tua adesione. Diventa socio di Opera Mundus!

Sostieni Opera Mundus I tuoi benefici fiscali

E’ detraibile un importo, pari al 30%, delle erogazioni in denaro o in natura effettuate a favore degli enti del Terzo settore.

Nel caso in cui la persona opti per la detrazione, essa ammonterà al 30% dell’importo della donazione stessa, su una donazione massima di 30.000 euro. Ciò significa che sulla donazione massima di 30.000 euro si avrà un risparmio d’imposta di 9.000 euro.

Per quanto riguarda le erogazioni effettuate, invece, da enti e società, per esse è prevista la sola possibilità di deduzione dal reddito imponibile, nel medesimo limite del 10% del reddito complessivo dichiarato previsto per le persone fisiche.

Opera Mundus Bonifico

Opera Mundus APS ETS

BANCA: BANCA DI CIVIDALE S.P.A.

IBAN: IT65J0548412100000005000208

BIC/SWIFT: CIVIIT2C

CAUSALE: donazione/erogazione liberale