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Intervista a Claudio Sgura: 50 anni di Vita e 170 volte Scarpia

Intervista a Claudio Sgura: 50 anni di Vita e 170 volte Scarpia
Intervista a Claudio Sgura: 50 anni di Vita e 170 volte Scarpia

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Ho avuto l’onore di poter intervistare Claudio Sgura, nella cornice del Teatro dell’Opera di Roma. Il 7 di agosto, in occasione di una delle tre repliche di Tosca alle Terme di Caracalla, raggiungerà due importantissimi traguardi: il suo cinquantesimo compleanno e l’aver interpretato ben 170 volte il ruolo di Scarpia.

Le interviste mi emozionano, così come cantare davanti al pubblico!

Per me è un onore essere qui, un piacere. Questa bellissima produzione è sicuramente particolare ed è caduta proprio a pennello! 

Gli spazi sono ampi, in scena non c’è niente e questo dà la possibilità a noi Artisti di poter creare il personaggio e di far capire al pubblico dove vengono eseguiti i vari momenti dell’opera, le varie scene: la cappella, dove viene torturato Cavaradossi…

E’ una bellissima sensazione!

 

– Visto che siamo in tema emozione ed è uno dei ruoli più belli della musica, pensa che debba essere indirizzata soltanto al pubblico o anche per l’interprete? Che cos’è per lei?

 

Allora, sappiamo che la Musica è Vita, la Musica è Emozione. 

Per noi cantanti è un privilegio fare questo mestiere, perché abbiamo di fronte un pubblico che aspetta di emozionarsi grazie alla nostra arte.

Ho iniziato questo percorso diciotto anni fa e fin dalla prima volta che ho interpretato un personaggio mi sono emozionato. 

“ Innanzitutto bisogna emozionarsi per far sì che il pubblico si emozioni. ”

Il pubblico deve capire in quel momento lo stato d’animo del personaggio, che va dalla cattiveria, alla bramosia, alla bontà. Se noi artisti non riusciamo a trasportare questi vari sentimenti al pubblico, dobbiamo cambiare mestiere! 

Anche interpretando ruoli di cattivi riesco ad emozionarmi e a dare emozione. 

 

– Uno scambio reciproco insomma… e quanto è importante per lei l’interpretazione? Come si prepara per un ruolo?

 

L’interpretazione è molto, molto, molto importante.  Interpretazione e Emozione vivono in simbiosi, se non c’è l’una non può esserci l’altra!

Prima di imparare un’opera il cantante deve studiare la psicologia del proprio personaggio e non solo, tutti gli altri ruoli, tutta la storia, il come si evolve e i sentimenti che la compongono. 

E’ solo grazie a questa se il cantante può esprimersi! 

Dopodiché subentrano il regista, il direttore d’orchestra, le scenografie.. ma l’elemento principale rimane sempre lo studio per il personaggio che si deve interpretare.

Ho conosciuto parecchi giovani che mi hanno fatto la stessa domanda “come si fa ad imparare un’opera?” e la risposta è sempre la stessa: bisogna studiare la psicologia del personaggio, perché solo in questo modo lo si può interpretarlo al 100%.

E’ indipendentemente dal fatto che ti possa piacere o meno quel ruolo, lo devi fare in maniera eccellente!

 

Quindi che consiglio darebbe ad un giovane che aspira alla carriera di cantante lirico?

 

Un consiglio proprio spassionato, che mi viene dal cuore, proprio perché nel corso della mia carriera ho sempre avuto persone vicine che credevano fortemente in me e nel mio talento, mi sono sempre sentito ripetere:

” Mai, mai, mai credere di essere arrivati! Studiare, studiare, studiare! “

Quando crediamo di aver raggiunto il punto più alto della nostra carriera, non è cosi’! In questo mondo ci vuole un secondo per essere in alto, ma anche un secondo per cadere nell’abisso e dopo diventa difficilissimo risalire. Quindi mai montarsi la testa e studiare, studiare, studiare.

 

– Immagino che sia da un lato emozionante e dall’altro…

 

E’ una forte emozione. Il profumo del palcoscenico, i costumi, il pubblico.. tutto ci ripaga dei sacrifici che facciamo, assolutamente! 

E’ un lavoro davvero difficile, perché non siamo mai a casa, siamo sempre lontani dai nostri familiari. Per fortuna ho mia moglie e il cagnolino che vengono sempre con me!

Oltre a questo, lo studio. Io studio due ore al giorno, bisogna farlo, bisogna sempre studiare. Le corde vocali sono dei muscoli che vanno allenati costantemente.

 

Un consiglio direi importantissimo.

– Passando invece all’argomento dei ruoli dei cattivi, che spesso interpreta, basti pensare a Scarpia… è soltanto un’etichetta o sono ruoli che sente più affini a sé, magari ad un lato della sua personalità più nascosto? Oltre che vocalmente parlando, perché più drammatici.

 

Sicuramente vocalmente parlando e non lo dico io ma gli altri. 

Essendo un baritono drammatico, questi ruoli sono più affini al mio timbro vocale, mi “vestono” meglio rispetto ad altri. 

Quando li interpreto, entro in trance. Non sono così nella vita, ma quando salgo sul palcoscenico, io mi trasformo.

Ovviamente prima di entrare in scena il cuore batte a mille, penso a chi me lo ha fatto fare ma quando poi ci sono, mi trovo a mio agio e loro, i personaggi, mi danno tantissima soddisfazione e riesco a trasmettere tutto questo al pubblico. Sicuramente anche la mia altezza mi agevola in questo e non parlo solo di Scarpia ma anche di Jack Rance, nella Fanciulla del West. 

 

Sono molto complessi ma al tempo stesso sono bellissimi!

 

E’ bello sentirla parlare Emozionandosi…

– Crede che questa tipologia di personaggi mostrino la loro vera essenza o mascherino altro?

 

No, sono proprio cattivi! Non mascherano nulla!

Se io parlo di Scarpia, lui se ne approfitta del suo potere, fa di tutto per portarsi a letto Tosca ma non perché la ama, perché la vuole e nessuno gli ha mai detto di No. E la stessa cosa vale per Jago nell’Otello, lui è gelosissimo, è invidioso. L’invidia è una delle cose più brutte che esistano al mondo. 

” In questi personaggi non trovo nessuna bontà, sono personaggi negativi, che però io Amo! “

Anche se sono negativi, non significa che non abbiano il loro fascino…

Certo, tranne Jack Rance perché alla fine è un uomo che ha lasciato tutto per i soldi, per l’oro. Ma alla fine riesce a capire che l’amore è vita e che senza quello non si può andare avanti.

 

– Passiamo ad una domanda “bruciapelo”, un suo pregio e un suo difetto?

 

Un mio pregio è che sono troppo buono, un mio difetto è che sono troppo buono!

Giusto due parole: Sono troppo buono!

La mia bontà può essere vista anche come un lato negativo, però sono anche testardo. Quando ero infermiere, in reparto mi chiamavano “il gigante buono”!

Riallacciandoci a questa sua ultima frase, so che lavorava come infermiere prima di intraprendere la strada come cantante lirico, in reparti di forte impatto come psichiatria e cantava per loro.

 

– Quanto è importante la musica in quei contesti?

 

Importantissima!  Sì, sono momenti che non mi dimenticherò mai.

La musica solleva lo stato d’animo dei pazienti, che sono cosi’ lontani dai loro familiari e si trovano in una situazione drammatica dove hanno bisogno di supporto. La musica può darglielo. Quando la ascoltiamo, rilascia nell’organismo delle sostanze che fanno bene al cuore e alla mente.. lo stato d’animo si calma e non pensi più a dove ti trovi. 

In alcuni momenti lo facevo io, cantando loro delle canzoncine e non per fargli un favore, perché alla fine erano loro a farlo a me. Se stavano bene, io stavo bene insieme a loro! 

Soprattutto in reparti come rianimazione pediatrica, dove ho lavorato, quando i bambini sono lontani dai genitori, una condizione bruttissima da dover vivere, io insieme ad altri colleghi cercavamo di intrattenerli cantando.

A volte ho cantato anche durante i funerali, dove il silenzio è una delle cose più brutte che esistano e li, la musica, anche se ti fa piangere, ti aiuta a far uscire tutto il dolore che hai dentro. 

” La musica è vita e da vita! “

– E’ proprio vero, è importante sia nei contesti belli, sia in quelli brutti… ma cambiando argomento, se le fosse data l’opportunità di interpretare un ruolo buffo, chi sceglierebbe?

 

Anni fa, ho iniziato a cantare con un ruolo buffo, il Signor Bruschino “Uh che caldo!” e mi piacerebbe molto poterlo interpretare di nuovo. 

Ma quando i teatri ti etichettano per determinati ruoli e repertori è difficile tornare indietro. Mi piacerebbe debuttare nel Don Giovanni e, ahimè, tre anni fa rifiutai questa proposta perché non me la sentivo e se non ti senti di fare una cosa, non la devi fare. Adesso invece sono maturato molto e mi sento pronto, sia per il Don Giovanni ma anche  per le Nozze di Figaro. 

Però se dovessi sceglierne uno in particolare, sarebbe il Signor Bruschino!

I miei sogni più grandi si sono sempre avverati, sono sempre stato fortunato. Magari anche questo cassetto prima o poi si aprirà!

 

Magari a sorpresa…

– Le è mai capitato invece di dover affrontare delle difficoltà canore o di altra natura durante una rappresentazione? Se si, come è riuscito a superarla?

 

Certo, naturalmente, siamo umani, può succedere.

E’ capitato, moltissimi anni fa, durante Macbeth, dove a metà del secondo atto rimasi afono. Sono riuscito ad andare avanti, fino alla fine, il pubblico naturalmente se n’è accorto ma anche se volevo morire, è andata bene. Però quella serata è stata la più brutta della mia vita.

 

Nonostante questa difficoltà è comunque riuscito a farsi forza e ad andare avanti!

– Si reputa molto superstizioso? Ha dei “rituali” che porta sempre con se?

 

Lo divento dopo la prima. Nel senso che, entro in camerino, magari poggio il mio zaino sul lato sinistro del tavolino e i pantaloni sul lato sinistro della sedia e va bene, quando ritorno per la seconda recita, devo rimettere le stesse cose nel solito modo.

Diciamo che la superstizione aiuta a regolare lo stato d’animo durante la performance, è soltanto una condizione psicologica alla fine.

 

– Ha delle passioni o degli hobby al di fuori della sua carriera da cantante?

 

Lo dico sempre, quando arriverà la pensione, prenderò la mia barchina e me ne vado al mare a pescare! La mia più grande passione è la pesca, anche se ora purtroppo non riesco a dedicargli il tempo che vorrei. Ho quasi 50 anni, il 7 di Agosto, e fin da quando ero ragazzino, vivendo ad Ostuni, il pomeriggio andavo al mare a pescare con la mia vespettina. 

E, anche se non pescavo nulla, mi rilassavo. Mi piacerebbe moltissimo poterlo fare di nuovo, chissà.

 

– Infine, ce lo dedica un saluto a Opera Mundus e tutti coloro che ci seguono?

 

Vi abbraccio, grazie per questa bellissima possibilità che mi avete dato. 

Ne approfitto per ricordarvi che le recite di Tosca saranno il 3, il 7 e il 9 di Agosto (il 7 è il mio compleanno, 50 anni!)

 

– Arriveremo con una super torta allora!

 

Si, grande anche in base alla mia altezza! Vi abbraccio di nuovo di cuore e a presto.

Ringraziamo di cuore il Teatro dell’Opera di Roma e Ariosi Management per la loro preziosa collaborazione e supporto. La vostra disponibilità e assistenza sono state fondamentali per la realizzazione di questa intervista. Grazie di cuore!


Le immagini presenti sono state tratte dal sito ufficiale di Claudio Sgura www.claudiosgura.it e sono utilizzate con il permesso del titolare dei diritti.

Greta Leone

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