TRA SETTECENTO E CONTEMPORANEO DEBUTTA AL TEATRO ARIOSTO DI REGGIO EMILIA IL NUOVO ALLESTIMENTO DEL DITTICO “ALFRED, ALFRED” DI FRANCO DONATONI E “LA SERVA PADRONA” DI GIOVANNI BATTISTA PERGOLESI
Venerdì 24 e domenica 26 maggio la nuova produzione della Fondazione I Teatri Anteprima Festival Aperto / Reggio Parma Festival
Sul podio Dario Garegnani dirige l’Icarus Ensemble, ideazione di Muta Imago, regìa di Claudia Sorace
Venerdì 24 maggio ore 20.00 (replica domenica 26 maggio ore 15.30) debutta al Teatro Ariosto di Reggio Emilia il dittico composto dalle due opere buffe Alfred, Alfred di Franco Donatoni e La serva padrona di Giovanni Battista Pergolesi, prodotto dalla Fondazione I Teatri di Reggio Emilia e anteprima del Festival Aperto / Reggio Parma Festival.
Sul podio, a dirigere l’Icarus Ensemble, Dario Garegnani, che ha lavorato con tutti i maggiori compositori di oggi, tra cui Mauricio Kagel, di cui è stato assistente, Gyorgy Kurtàg, Luca Francesconi e molti altri e ha diretto numerose prime esecuzioni assolute per organici vari.
L’ ideazione è di Muta Imago, duo vincitore di Premi Ubu e impostosi nel mondo performativo contemporaneo con una proposta teatrale innovativa e contaminata, composto da Claudia Sorace e Riccardo Fazi, rispettivamente regista e drammaturgo dell’opera.
In una sola sera si susseguono Alfred, Alfred, sette scene e sei intermezzi di Franco Donatoni, del 1992 e La serva padrona, due intermezzi di Giovanni Battista Pergolesi, del 1733, che la regia coraggiosamente decide di presentare assieme, cercando di tessere una trama unica che lega le due vicende.
Ecco dunque che la (vera) storia dell’allucinata degenza ospedaliera del compositore Franco Donatoni in Australia di “Alfred, Alfred” viene presentata come prologo onirico, sorta di sogno allucinato del personaggio di Uberto, protagonista della Serva Padrona, in questa messinscena curatore di arte contemporanea ossessionato dalla paura della morte.
Entrambe le opere sono infatti innervate da una faglia sottile che parla della finitezza delle nostre vite e della paura della fine: una paura che la scaltra Serpina, la serva protagonista del lavoro di Pergolesi, volgerà a suo vantaggio mettendo in campo infine una rivoluzione dei ruoli che ricorda la vittoria dell’Illuminismo sull’Ancien Régime.
Attraverso un raffinato lavoro di videoproiezioni, luci ed elementi scenici (le luci e le videoproiezioni saranno curate da Maria Elena Fusacchia, candidata quest’anno agli UBU per Tre Sorelle), con i costumi senza tempo di Ettore Lombardi, le due operano si configurano come i due lati di una stessa vicenda: l’universo onirico e straniato di Alfred Alfred e quello vitale e potente della Serva Padrona si incontrano in una messinscena dove i segni passano da un’opera all’altra, in un continuo gioco di rimandi e invenzioni sceniche. Gli interpreti sono Maria Eleonora Caminada, Elena Coscia, Giuseppe De Luca, Samantha Faina, Michele Gianquinto, Clara La Licata, Matilde Lazzaroni, Niccolò Roda, Elena Tereshchenko, Chiara Ersilia Trapani.
L’abbinamento della Serva padrona di Giambattista Pergolesi e di Alfred, Alfred di Franco Donatoni – lavori scritti a distanza di quasi tre secoli – compone una farsa del quotidiano e della privatezza. Da un lato la vita domestica in un interno dove la governante scaltra, fra bisticci, doma il padrone bisbetico infine sposandolo. Dall’altro la vita ospedaliera in corsìa, dove il grottesco viavai di infermiere, visite mediche e di improbabili amici e parenti, scorre sotto lo sguardo del paziente, vigile e muto: una satira sin nel titolo che, ripetendo il nome dell’ospedale “Alfred” di Melbourne (luogo reale del ricovero di Donatoni, da cui lo spunto autobiografico), evoca incongruamente La traviata.
Una specie di complementarità lega le due opere: la Serva padrona lancia il genere dell’intermezzo (matrice dell’opera buffa) in pieno 700 su scala europea, anche per il dibattito che si accese tra philosophes (fra cui Rousseau) circa l’idea di affidare vicende insignificanti a personaggi ordinari. Anche Alfred, Alfred si sottotitola non a caso “intermezzo”, in nome di una buffoneria salace e sardonica sulla condizione di passività in una struttura sanitaria, quando la buffoneria, nel teatro musicale di fine 900, è da tempo pressoché in disuso. Due singolarità, ciascuna in questione con il proprio tempo.
Anche la naturale distanza di linguaggio musicale fra i due lavori, cela corrispondenze nelle rispettive funzioni caricaturali e di veicolamento ironico; fra vispe morbidezze d’archi (Pergolesi) e striduli tintinnii asimmetrici (Donatoni).
L’opera sarà trasmessa in diretta streaming domenica 26 maggio, alle ore 15.30 sui canali di OperaVision (www.operavision.eu).
info e biglietti: www.iteatri.re.it
SINOSSI
Alfred, Alfred, nasce da un’esperienza di ricovero vissuta dall’autore, Franco Donatoni, nel 1992: un viaggio sospeso tra la surrealità delle visioni di un malato e la realtà della vita ospedaliera, altrettanto surreale. Divisa in sei scene e sei intermezzi, il libretto parte dai dialoghi della quotidianità ospedaliera, dove il malato/Donatoni spicca nel suo letto, mentre tutt’intorno di accade di tutto.
Ne La serva padrona, Uberto, vecchio scapolo scontroso e taciturno, stanco dei capricci e delle prepotenze di Serpina, sua giovane e astuta serva, decide di ripristinare i giusti ruoli all’interno della casa fingendo di volersi sposare. La ragazza, ingelosita, annuncia a sua volta, con la complicità del servo muto Vespone, il suo matrimonio con il fantomatico capitan Tempesta. Dallo sgomento provato al sentire l’annuncio delle nozze, Uberto capisce di essere innamorato di Serpina. Presto il finto capitan Tempesta si presenta minaccioso a reclamare la dote della giovane, e minaccia Uberto avvisandolo che in caso di diniego, gli toccherà di sposarla lui stesso. Spinto un po’ dalla paura e un po’ dall’amore per Serpina, Uberto si lascia estorcere la promessa di matrimonio. La burla è poi svelata, il Capitan Tempesta altri non è che Vespone travestitosi, ma ormai è tardi, Serpina da serva diventa padrona.
ALFRED, ALFRED
Sette Scene e Sei Intermezzi
Musica e Testo di Franco Donatoni
LA SERVA PADRONA
Due Intermezzi
Testo di Gennaro Antonio Federico
Musica di Giovanni Battista Pergolesi
Con Maria Eleonora Caminada, Elena Coscia, Giuseppe De Luca, Samantha Faina, Michele Gianquinto, Clara La Licata, Matilde Lazzaroni, Niccolò Roda, Elena Tereshchenko, Chiara Ersilia Trapani.
Icarus Ensemble
Direttore Dario Garegnani
Ideazione Muta Imago
Regia e scene Claudia Sorace
Drammaturgia Riccardo Fazi
Costumi Ettore Lombardi
Luci e video Maria Elena Fusacchia
Nuovo allestimento
Produzione Fondazione I Teatri di Reggio Emilia, anteprima Festival Aperto, parte del Reggio Parma Festival