Napoletana doc, Anna Pirozzi è oggi uno dei soprano di maggiore successo internazionale, ma soprattutto è un esempio patente di come non vi sia età per innamorarsi dell’opera e per essa stravolgere la propria vita.
Partita dalla sfera sociale, lavorando nelle case di riposo per anziani e nel tempo libero dedicandosi al pop, è lampante quasi da subito di essere stata dotata di una voce di rara potenza e vive tra matrimoni, pianobar, funzioni religiose, inconsapevole che da lì a poco il repertorio operistico avrebbe drasticamente cambiato il suo percorso di vita.
Benvenuta Anna,
è un piacere averla con noi di Opera Mundus ed iniziare la nostra chiacchierata con una storia così peculiare ed unica. Si, perché di norma i musicisti classici sembrano quasi sempre predestinati e scelgono il loro percorso già ad una giovanissima età mentre lei si approccia al mondo lirico in una fase più matura e avendo collezionato esperienze in contesti differenti di musica moderna e pop.
Si ricorda il momento in cui si è innamorata dell’Opera e ha deciso che sarebbe valsa la pena intraprendere questo percorso?
Sono stati due momenti differenti. Il primo, in cui mi sono innamorata della lirica, è stato quando ho sentito la voce di Maria Callas.
Lo ricordo bene perché in quella registrazione interpretava Casta Diva de La Norma e rimasi totalmente ammaliata dalla voce ed espressività.
Successivamente, durante gli anni di studio in Conservatorio, mi capitava di ascoltare musicisti più avanti di me nel percorso e pensavo: Voglio arrivare anche io a fare questo nella vita.
Per scegliere la professione mi ci è voluto un po’ di più! Ho iniziato più tardi rispetto ad altri colleghi ed il motivo è perché precedentemente mi dedicavo alla musica pop e moderna, cantavo in vari eventi in ristoranti, pianobar e matrimoni.
Poi un giorno ho deciso di lasciare tutto, ed è stato il giorno in cui la mia carriera è iniziata.
Uscita dal Conservatorio inizia una gavetta lunghissima e faticosissima nei teatri di provincia con piccole orchestre, trasferte in bus (come i turnisti pop), 50 euro a recita, insomma: una vitaccia! Ma anche una grandissima palestra di adattabilità, umiltà, spirito di servizio, resistenza psicologica in scena.
“ Nessuno tra agenti e direttori artistici mi voleva ascoltare. ”
Se tornasse indietro cosa direbbe alla giovane sé stessa?
Il mio percorso è iniziato con la vera gavetta a partire dai piccoli teatri di provincia dove però ho debuttato sempre grandi ruoli: Aida, Abigaille, Tosca. La mia voce era già matura per quel tipo di repertorio ed a posteri è stata una fortuna poterlo testare in contesti più piccoli.
Lo studio non è mai mancato, è sempre stato una costante.
Quindi mi direi: Brava! Non mollare, ogni sacrificio che stai facendo sarà di fondamentale supporto per arrivare dove desideri. Sicuramente se avessi potuto vedere cosa sarei riuscita a realizzare successivamente sarei rimasta stupita e fiera del duro lavoro fatto.
Ph crediti: © Charl Marais
Napoli è un teatro all’aperto, quanto le sue origini influenzano il suo canto e soprattutto la sua recitazione? Ci sono delle personalità a cui ha fatto riferimento e si è ispirata in particolar modo?
Come dico sempre non sono nata piangendo ma cantando ed a Napoli devo molto in questo senso, perché da noi tutto è teatro.
A partire dalla passione fino alla gestualità ed alla propensione per il canto che ci caratterizzano e che puoi vedere e sentire anche solo camminando per le strade della città. Tutti cantano!
Totò, Eduardo De Filippo e Sophia Loren sono sicuramente dei grandi maestri per me. Non posso non citare Mina di cui ho studiato e cantato tutte le canzoni.
” … a Napoli devo molto in questo senso, perché da noi tutto è teatro. “
Dal primo palco importante nel 2012 al Teatro Regio di Torino nel ruolo di Amelia nel Ballo in maschera, Anna Pirozzi ha inanellato una serie impressionante di debutti di altissima caratura, fra cui vale ricordare il Festival di Salisburgo nell’estate del 2013 sotto la direzione musicale di Riccardo Muti nella parte di Abigaille in Nabucco, uno dei suoi cavalli di battaglia, cantato per ben 100 volte sui più importanti palcoscenici del mondo.
Dal 2016 una carrellata di impegni internazionali a partire dal Teatro alla Scala, alla San Francisco Opera, al Teatro Real di Madrid, l’Operà de Paris, l’Opéra de Monte-Carlo, Teatro Massimo di Palermo, all’ABAO di Bilbao, l’Opera di Liegi, la ROH di Londra, Bayerische Staatsoper a Monaco, Vienna, Deutsche Oper di Berlino, Teatro San Carlo, il Metropolitan di New York e molti altri.
L’inizio della sua carriera è segnato da una forte affinità con la scrittura Verdiana, dapprima l’Amelia nel Ballo in Maschera e successivamente Abigaille del Nabucco con il Maestro Riccardo Muti.
Come si è approcciata a questi due ruoli iconici del repertorio drammatico e cosa ha potuto imparare nel relazionarsi con una leggenda come Riccardo Muti?
Sicuramente Amelia era un ruolo adatto ad un debutto importante perché l’ho sempre sentita affine alla mia vocalità e spesso avevo presentato entrambe le arie in vari contesti. Inoltre, sia Ballo che Nabucco non sono monocolore per il Soprano ma includono uno sviluppo da parti più liriche ad altre più drammatiche tramite l’utilizzo di una vasta gamma di sfumature vocali. Motivo per cui c’è bisogno di una tecnica solida già dal primo approccio.
In realtà l’incontro con il Maestro Muti è avvenuto sostituendo una collega che era impossibilitata nel cantare e allora feci audizione per il ruolo di Abigaille. Pensa, in quel momento ero una perfetta sconosciuta, ed il Maestro dopo la prima prova mi disse: “Ma Lei dov’era fino questo momento?”
Ho imparato che la qualità più importante del cantante risiede nella forza d’animo e nel saper affrontare le sfide che l’esposizione ad un pubblico ed alle direzioni artistiche richiede. Mi permetta di dirlo, ci vogliono le palle!
Gli anni successivi hanno di fatto confermato la sua forte affinità con la scrittura verdiana spaziando nelle proposte da Leonora a Elvira, Lucrezia Contarini, Aida, Luisa Miller fino ad Odabella e Lady Macbeth, con cui trionfa al Met.
Quali sono le caratteristiche della sua vocalità che la rendono una delle migliori interpreti verdiane? Pensa che ci sia qualcosa di innato?
La Scotto diceva che la voce verdiana non esiste ed io sono d’accordo.
Quello che permette ad un cantante di poter affrontare in maniera vincente questi ruoli è innanzitutto la saldezza tecnica. Verdi fa veramente tante richieste ai suoi cantanti, per menzionarne alcune: l’importanza di un centro presente, la leggerezza ma anche la potenza, la sonorità in tutta la gamma, l’agilità ma anche la cura del fraseggio ed un intelligente uso della parola.
Personalmente ritengo che il soprano drammatico sia una vocalità complessa (quanto rara) per diversi aspetti, dalla gestione del volume, dei registri (la tessitura richiede flessibilità su più di due ottave da gravi a sopracuti) alle scelte di repertorio e del percorso.
Quali sono state le sfide che ha incontrato e come le ha affrontate?
Le sfide sono state tante e le ho affrontate studiando altrettanto.
Nonostante questo devo dire che mi ritengo fortunata perché so di avere una natura molto forte dalla mia parte che è necessaria per affrontare determinati repertori.
Credo che la mia voce appartenga al repertorio drammatico d’agilità, piuttosto che quello puramente drammatico, perché parto da una natura vocale lucente e chiara, duttile piuttosto che molto scura. Questo mi ha permesso di affrontare il primo Verdi ma anche titoli che in prima battuta mi sembravano più lontani come Roberto Devereux.
Ora che sono a metà del mio percorso mi sto approcciando di più al Verismo notando come la voce stia naturalmente seguendo il suo sviluppo, un esempio è la Minnie della Fanciulla del West che ho appena debuttato ad Amburgo.
Infatti, nell’attuale stagione 2025 si notano il debutto nei panni di Minnie nella Fanciulla del West alla Statsoper Hamburg ed al Teatro San Carlo a Napoli, ed il ritorno al Metropolitan nei panni di Turandot nella storica regia di Zeffirelli.
Il suo repertorio facilmente spazia dal belcanto al Verismo arrivando fino a ruoli Pucciniani quali Minnie e Turandot.
Come si fa ad affrontare impegni che appaiono vocalmente e stilisticamente differenti anche in poco tempo?
L’esperienza è tutto, l’aver maturato i ruoli nel tempo ed in palcoscenico, insomma torno a ribadire l’importanza della gavetta. Però bisogna dire che una volta che si è deciso di intraprendere una strada è difficile tornare indietro, io non potrei ora propormi come Mimì perché il mio strumento si è modellato nel tempo per un altro spessore.
Lo stesso ragionamento per me vale per le scelte di repertorio e non solo per il Soprano, ad esempio per il personaggio di Cavaradossi mi aspetto una vocalità solida da tenore eroico ed oggi invece può capitare di sentirne uno più leggero.
Se potesse scegliere di rimanere nella storia dell’Opera per una particolare qualità, quale sceglierebbe e con che ruolo?
” Vorrei essere ricordata per la mia forza fisica ma soprattutto quella mentale, come una leonessa. “
Come dicevo prima, la forza d’animo e l’essere coraggiosa in ogni contesto.
Un ruolo speciale per me è sicuramente Lady Macbeth perché nell’opera devi presentare una performance a tutto tondo, un connubio totale fra canto e recitazione. Ma anche Amelia, Leonora del Trovatore.
Oltre ad essere un’acclamata artista, Lei appare un esempio di come sia possibile conciliare una carriera internazionale con la vita privata famigliare e l’essere madre.
Le va di raccontarci come ci riesce?
Essere Mamma è un grande privilegio, come lo è essere moglie di un grande marito, senza cui tutto questo non sarebbe possibile.
Avere di fianco un musicista (lui è violinista) che capisce e supporta una passione ed una carriera come la mia non è scontato, inoltre dedicandosi ai figli con estrema attenzione. Ovviamente ci sono degli equilibri da rispettare, io cerco di valutare proposte più vicino casa in determinati periodi e coinvolgo i miei figli nel mio mondo. Pensa che la piccola fino ai 7 anni ha viaggiato con noi! Ora ha anche iniziato a cantare, mentre il piccolo suona la fisarmonica…
Grazie Anna per il suo racconto, Le auguriamo un proseguimento ricco di soddisfazioni sia come artista che come Mamma e moglie!
Grazie a Voi, un caro saluto al pubblico di Opera Mundus ed al vostro Team!