Nata a Livorno nel 1998, Martina è un giovane soprano italo-americano che inizia il suo percorso come cantante e attrice già a 11 anni. Nel 2009 partecipa al programma televisivo My Camp Rock prodotto da Disney Channel iniziando così un percorso da vera pop-star. Successivamente il fortuito incontro con il mondo operistico incominciando da piccoli ruoli di Puccini e Mascagni fino ad approdare al Mozarteum di Salisburgo ed all’Opéra de Paris.
Attualmente è impegnata nei panni di Violetta nella Traviata all’Opera du Rhin dove nell’ultima recita è stata accolta a fine recita da una standing-ovation da parte del pubblico.
Benvenuta Martina,
è un piacere averti con noi ad Opera Mundus e poter conoscere la storia di un’artista così giovane ma con già moltissimi riconoscimenti a livello internazionale.
La prima domanda che vorrei porti riguarda proprio i tuoi inizi ed il tuo background da cantante- attrice e nella sfera pop-rock.
Ricordi il momento in cui da piccola hai realizzato che saresti voluta diventare una cantante?
A dire la verità è stato tutto molto inaspettato e naturale, sembra strano ma è accaduto, ci sono video di me a due anni e mezzo che letteralmente canto in salotto ed i miei genitori per scherzo mi riprendevano.
Sicuramente ho avuto una grande fortuna a far diventare una passione il mio lavoro, soprattutto dato il fatto che nella mia famiglia non ci sono musicisti.
Come sei riuscita già in giovanissima età ad entrare nel mondo Disney e che cosa pensi sia stato utile- a posteri -del tuo inizio come giovane pop star?
Quando uscì il concorso Disney avevo iniziato a fare piccoli contest locali, io vengo dalla provincia di Livorno quindi nulla di così esposto come in quell’occasione, ma fu grazie anche al supporto di mio padre che mandai il video…ma davvero molto casalingo! Ero semplicemente una ragazzina di 10 anni che cantava.
Successivamente fui presa, ci fu un concorso e diventai partecipante del Talent con delle registrazioni dedicate alla preparazione, le lezioni di canto e poi lo show vero e proprio.
Quando vinsi la prima stagione, ironia della sorte, ebbi la possibilità di fare un concerto con Joe Jonas a Torino, 12.000 persone, io che entravo dal centro del palco col fumo…una follia!! Ma si, a Torino, città importante per l’Opera ma soprattutto speciale per il mio percorso da cantante lirica.
Se ripenso ora a 27 anni a quello che facevo all’epoca, il coraggio di buttarmi in palco in qualsiasi condizione, la spontaneità con cui lo facevo…che coraggio!
“ E ovviamente ancora oggi spero di non diventare mai un tipo di cantante statica, in palcoscenico cerco di dare sempre tutto. ”
Che impatto ha avuto un’esposizione di questo tipo nel tuo percorso?
In quel momento stavo iniziando le medie e tutti quelli che avevano la mia età, ed anche un po’ più grandi, guardavano il programma quindi era facile avere fan ma purtroppo anche haters.
Fortunatamente però la mia vita non è cambiata così tanto perché le registrazioni non impegnavano molto tempo, frequentavo normalmente la scuola ed i professori sono stati molto bravi nel supportarmi ed avevo una bella classe di amici.
I miei genitori sono stati sempre presenti e vicini al mio percorso, anche perché da questa esperienza potevano esserci sviluppi in ambito cinematografico o musicale, oppure non essercene proprio. Pur non essendo del settore hanno capito che il canto era importante per me.
Sicuramente è stata un’esperienza che mi ha avvicinata alla recitazione teatrale, si trattava di una Serie Tv per ragazzi e sentivo di poter essere spontanea durante le riprese, questa spontaneità e passione le ho mantenute anche nell’approccio con la lirica.
Ph crediti: © AU Photo
Come è avvenuto il passaggio dalla sfera pop a quella lirica?
Il caso ha voluto che un anno prima che iniziassi le superiori aprissero il Liceo Musicale, io avevo già deciso di frequentare il linguistico vista la mia passione per le lingue ma mio papà mi fece riflettere se veramente fossi convinta della scelta e così intrapresi questa strada se pur fosse ancora in fase sperimentale.
Anche qui ebbi la grande fortuna di trovare una brava insegnante di canto ed un professore di pianoforte che mi fecero appassionare anche attraverso dei progetti extra-scolastici. Già a 15 anni iniziai a fare piccoli ruoli nella Butterfly, Cavalleria ed altre opere, generalmente di Puccini e Mascagni.
Proprio durante la Cavalleria fui presente ad un momento in cui la regista e Mamma Lucia stavano riflettendo e confrontandosi riguardo uno specifico momento dell’Opera e scoppiarono a piangere dall’emozione. Mi ricordo che pensai: Voglio fare questo nella vita!
In seguito agli studi presso il Liceo Musical di Livorno, Martina viene ammessa all’Università MOZARTEUM di Salisburgo nella classe di Michèle Crider, dove termina gli studi triennali e fa il suo debutto nei panni di Vitellia ne La Clemenza di Tito. Dal Settembre 2021 entra a far parte dell’Académie de L’Opéra de Paris e viene selezionata presso l’Accademia del ROF ed anche il programma YAP di Salisburgo.
Uno degli aspetti più affascinanti del tuo percorso è sicuramente la ricerca di un’impronta internazionale già a partire dalla tua formazione.
Cosa pensi di aver guadagnato da contesti diversi e lontani da quello italiano?
Finito il Liceo avevo già messo in conto di voler andare all’estero proprio come percorso di vita, a prescindere dal canto. Sono molto grata perché ho potuto sviluppare delle amicizie internazionali ed ho avuto (come lo definisco io) il coraggio di sentirsi scemi, cioè di trovarsi immersi in un contesto dove parlano e tu devi prestare attenzione ad ogni cosa che dicono per capirci qualcosa. Il Mozarteum è un’Università Internazionale quindi in pochissimo tempo ho dovuto prendere una Certificazione Base di tedesco, successivamente ho imparato il francese ed ho diverse amicizie dalla mia esperienza a Parigi.
Questo mi ha permesso e mi permetterà anche di affrontare compositori e repertori di diversa natura, un giorno ad esempio mi piacerebbe fare qualcosa di Strauss o Mahler, qualche Arabella, Marschallin.
Parallelamente agli studi, partecipi e risulti vincitrice di una serie di Concorsi Internazionali tra cui si ricordano nel 2020 il CLIP di Portofino, 2021 Aslico e Vincerò Competition, fino ad arrivare al Neue Stimmen nel 2024.
Dal 2021 esplode di fatto la carriera che contraddistingue Martina, con una serie di debutti che spaziano dal soprano lirico al soprano lirico leggero di coloratura. Ricordiamo la meravigliosa Corinna ne Il Viaggio a Reims al ROF 2023, Fiordiligi alla ROH di Muscat, Marzelline ne il Fidelio all’Opera di Dijon (2023), Dircè al Teatro alla Scala (2024), la Principessa Eudoxie ne La Juive al Teatro Regio di Torino (2023), Manon ne la Manon di Massenet ed infine Violetta all’Opera du Rhin.
Come definiresti la tu vocalità? Quali sono le tue caratteristiche distintive?
Premetto che non amo le etichette (anzi le odio!) perché penso che limitino fortemente le possibilità di un cantante ed anche il modo di vedere sé stessi come artisti.
Detto ciò, penso di essere innanzitutto una voce italiana, il che sembra scontato ma non lo è perché parlare italiano crea un suono. Penso di essere un Soprano Lirico che fortunatamente non si è limitato solo a questo ma anzi ho sperimentato agli estremi arrivando, durante lo studio in Austria, anche alla Regina della Notte e Kostanze.
Non parto prevenuta, provo il ruolo e dopo valuto. Con Manon di Massenet mi è successo questo, conoscevo la Gavotte e quindi mi ero fatta un’idea iniziale che però poi ho cambiato affrontando l’intero spartito.
Sono salita in palcoscenico la prima volta a 25 anni al Teatro alla Scala con il ruolo di Dircè che in realtà è “palato per tutte”: l’orchestrazione è quasi Beethoveniana mentre il finale dell’Aria è molto simile a Kostanze ed inoltre ti giochi tutto con solo un’aria, il che incrementa la responsabilità.
Violetta, ad esempio, è un personaggio in cui c’è una prima parte leggera mentre dal Primo Atto in poi inizia a diventare più lirica ed infine drammatica quindi richiede una flessibilità ed un’evoluzione vocale all’interprete.
Ph crediti: Martina Russomanno (Violetta), Amitai Pati (Alfredo) © Klara Beck
Qual è ad oggi il tuo cavallo di battaglia?
Fiordiligi, sicuramente. Però devo dire che anche Manon mi ha dato soddisfazione ed ora anche Violetta. Mi piacerebbe riprendere Vitellia, che anche in questo caso non è totalmente drammatica ma ha dei momenti psicologici in cui puoi sfogare questo lato e poi però ritorni all’equilibrio Mozartiano della prima Aria.
Parliamo della tua Violetta. Uno dei ruoli più difficili non solo tecnicamente ma anche perché molto conosciuto e sentito.
Quando hai iniziato ad approcciarti al Ruolo e cosa pensi di poter dare di diverso rispetto ad altre interpreti?
Beh, sotto la doccia la canto da sempre… è uno di quei ruoli da sogno!
Seriamente invece, devo dire che mi proposero Violetta circa due anni fa, all’epoca avevo 25 anni, in quel momento cantavo Mozart quindi in un primo impatto mi sembrò una proposta molto lontana. In realtà poi mettendo in voce le Arie e studiando il ruolo mi resi conto che era possibile e convinsi già da subito il Teatro da cui è arrivata la proposta.
In questa produzione siamo due Cast, nel secondo c’è Julia Muzychenko, una collega davvero molto speciale e che mi ritengo fortunata di avere avuto al fianco in questa esperienza. È stato interessante perché siamo due artiste diverse per vocalità e personalità e questo ha permesso di poter notare ed appezzare delle versioni diverse dalla propria sia dal punto di vista musicale che registico.
È difficile dare qualcosa di nuovo e diverso in un’Opera come Traviata che è stata stra-sentita e cantata dai migliori, ed ognuno di noi ha dentro di sé una versione di riferimento. Personalmente da italiana la mia attenzione è fortemente focalizzata sul testo e l’espressione della parola ma ti direi anche, che la mia Violetta non è la stessa ogni sera, cerco di entrare in connessione con il pubblico di quel giorno sfruttando le energie in Sala, empatizzando con gli strumentisti dell’orchestra e gli altri colleghi.
” È difficile dare qualcosa di nuovo e diverso in un’Opera come Traviata … la mia Violetta non è la stessa ogni sera. “
Sognando e guardando molto in avanti, per cosa vorresti essere ricordata?
Vorrei essere ricordata come un’artista che dà tutto in palco.