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Bologna, Teatro Comunale Nouveau: La Fanciulla del West (muta)

Bologna, Teatro Comunale Nouveau La Fanciulla del West - Ph Andrea-Ranzi - recensione Opera Mundus
Bologna, Teatro Comunale Nouveau La Fanciulla del West - Ph Andrea-Ranzi - recensione Opera Mundus

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A Bologna la Stagione inaugura con un western ricco di colpi scena a tutti gli effetti. “La Fanciulla del West” di Giacomo Puccini arriva all’ultima recita orfana della voce di Minnie, che con coraggio non si tira indietro e sopperisce alle mancanze del teatro affrontando e sconfiggendo il disappunto del pubblico.

Siamo soliti pensare ai film western come ricchi di azione e colpi di scena. E quanto accaduto al Comunale Nouveau di Bologna il giorno dell’ultima recita di Fanciulla del West, opera inaugurale della Stagione 2025, ha sicuramente qualcosa di insolito.

Rappresentata per la prima volta al Metropolitan di New York nel 1910, l’opera del maestro toscano rappresenta senza alcun dubbio l’esempio teatrale di riferimento per lo sviluppo del genere “western” in ambito cinematografico nei primi decenni a venire. Puccini si affaccia alla modernità sapendo ancora una volta cogliere le tendenze culturali del momento ed allargando la propria visione al mondo. Lo aveva già fatto con Madama Butterfly, tutt’altro che un successo alla prima, e lo rifà questa volta traendo ispirazione da “The Girl of the Golden West” dello stesso drammaturgo, David Belasco. Tre anni prima infatti aveva assistito ad una sua rappresentazione ed era rimasto stuzzicato da un genere e da un’ambientazione che si stava facendo strada, acquisendo popolarità anche attraverso la nascita del cinema. Ancora nessuno sapeva quale contributo avrebbe dato negli anni a venire la musica a questo genere ma evidentemente un nesso non poteva che passare dal genio di Giacomo Puccini.

Non ci soffermeremo qui, non è il contesto adatto, ad analizzare un’opera che presenta forme musicali e teatrali inedite nella produzione pucciniana e non solo, capace di ricreare con straordinaria efficacia atmosfere, personaggi, mondi e staccare ritmi d’azione senza precedenti. Ciò che importa sottolineare però è la straordinaria importanza rivestita dall’orchestra, con il suo ingente numero di componenti, l’ausilio di curiosi strumenti in grado di riprodurre suoni e rumori e l’esigenza di una compagine vocale di temibile rilievo.

Si cominci dunque con un plauso alla direzione di Riccardo Frizza, Maestro che sappiamo essere uno specialista del repertorio belcantista ma che invece ci fa piacere trovare pienamente a proprio agio anche in pagine musicali come queste. L’Orchestra del Teatro Comunale di Bologna esibisce la consueta qualità sonora e omogeneità e la lettura di Frizza domina lo spartito attraverso la valorizzazione dei tanti piani narrativi ed emotivi. L’opera scorre sinuosa e fluida come un imponente corso d’acqua, con i suoi tanti rivoli che però finiscono sempre per confluire nella corrente principale, impetuosa, ma mai soverchiante. Non facile deve essere stato per Frizza gestire la rappresentazione nella pressoché totale assenza di voce da parte dell’interprete del ruolo di Minnie e ci chiediamo che ruolo abbia avuto il Maestro nella scelta di procedere ugualmente a performare senza intervenire ovviamente sui volumi orchestrali e di voce degli altri interpreti, considerando che a detta del Sovrintendente non vi era alcuna altra alternativa praticabile se non quella di annullare la recita all’ultimo. Ottima è invece la prova del coro, preparato da Gea Garatti Ansini.

La regia è di Paul Curran e, pur traslando le vicende agli anni ’20 del 1900, si contraddistingue per una tranquilla e rassicurante fedeltà alla tradizione, con le scene e i costumi di Gary McCann che ben si adattano alla lunga e schiacciata forma del palcoscenico di questa sala, e che pur seguendo didascalicamente il libretto nel ricreare ambienti come il bar e la capanna, non rinunciano a una certa dose di astrattismo quando si tratta di riprodurre la selva californiana con le stesse assi di legno che rivestono i muri della “Polka”. Uno spettacolo esteticamente ben realizzato, registicamente scorrevole e funzionale, salvo qualche raro passaggio in cui i tempi dell’azione sulla scena non combaciano perfettamente con l’incedere di testo e musica. Si pensi ad esempio al passaggio in cui Johnson, dopo essere stato ferito, rientra subito in casa, senza prima accasciarsi sull’uscio e rendendo dunque insensato lo scambio dialogico con Minnie che lo esorta ad entrare mentre lui vorrebbe uscire. Possono sembrare piccole cose ma ogni dettagliata indicazione di regia che Puccini fornisce nel libretto è pensata per corrispondere a testo e note e se si sceglie di affidarvisi occorre farlo con attenzione e rigore. O tutto o niente, insomma.

Sul fronte dei personaggi e degli interpreti si segnala purtroppo come già detto lo stato di totale indisposizione di Ann Petersen, titolare del ruolo di Minnie nel secondo cast. All’artista va dato atto di una prova di indubbio eroismo ma poco si può dire sulla sua voce, appena sussurrata nell’intero primo atto, leggermente più udibile nei restanti. La prova sulla scena è generosa e la presenza è fin troppo imponente. Tuttavia non si può negare che una Fanciulla del West in cui la fanciulla è muta sia surreale già solo da immaginare. Lo stupore serpeggia tra il pubblico fin dalle prime appena percettibili note emesse dalla Petersen e da subito ci si chiede se sarà possibile arrivare alla fine in queste condizioni. A pochi minuti dalla ripresa dopo l’intervallo è lo stesso Fulvio Macciardi, sovrintendente del Teatro, a comparire sul palco e a scusarsi con il pubblico, spiegando che data la difficoltà del ruolo e la scarsità di cantanti in grado di affrontarlo in Italia e in Europa, non sia stato in alcun possibile trovare una sostituta, nonostante la forte laringite sia comparsa alla malcapitata già da qualche giorno. Far cantare la titolare del primo cast, Carmen Giannattasio non è possibile in quanto lo ha fatto la sera prima. Il pubblico brontola, qualcuno fischia, una signora esclama “avreste dovuto annullare!” e prontamente Macciardi replica che non è pensabile annullare con così poco preavviso, invitando gli scontenti ad uscire e giustificando la continuazione della recita con il perfetto stato di salute di tutti gli altri cantanti e con il rispetto dovuto a chi vuole vedere come andrà a finire. La promessa di un rimborso a chi lo riterrà opportuno placa gli animi e lo spettacolo ricomincia con qualche poltrona vuota in più e nessun altra polemica fino al termine.

Compiuto il dovere di cronaca è il momento di citare invece la soddisfacente prova di Amadi Lagha nei panni di Dick Johnson. Il tenore possiede un bel timbro caldo e acuti sferzanti e luminosi, fraseggia e interpreta bene e non delude nemmeno nell’unica aria concessa da Puccini, pensata e scritta per essere incisa da un certo Enrico Caruso, il primo Johnson della storia.

Positiva anche la prova di Gustavo Castillo nelle vesti di Jack Rance. Castillo ha dalla sua voce tonante e temperamento focoso e sa delineare con credibilità un personaggio variegato di accenti e intenzioni espressive.

Paolo Antognetti, Nick, si riconferma, dopo la bella prova nei Pagliacci di dicembre, come un tenore da tenere d’occhio. La sua voce è di colore pastoso e il suo canto ben proiettato.

Lungo è l’elenco dei personaggi pensati da Puccini per popolare quel variegato microcosmo che è la taverna della “Polka” e complessivamente tutti convincono tanto vocalmente quanto nella caratterizzazione, da Nicolò Donini, Ashby, a Francesco Salvadori, Sonora, Cristiano Olivieri, Trin, Dario Giorgelè, Sid, Paolo Ingrasciotta, Bello, Orlando Polidoro, Harry, Cristobal Campos Marin, Joe, Paolo Maria Orecchia, Happy, Yuri Guerra, Larkens, Zhibin Zhang, Billy Jackrabbit, Eleonora Filipponi, Wowkle, Francesco Leone, Jack Wallace, Kwangsik Park, José Castro, Enrico Picinni Leopardi, un postiglione.

Applausi per tutti, particolarmente calorosi in fin dei conti, per l’impavida Minnie a cui auguriamo una pronta guarigione e una carriera ricca di nuovi successi.

Bologna, Teatro Comunale Nouveau – LA FANCIULLA DEL WEST – 26 gennaio 2025
Opera in tre atti
Libretto di Guelfo Civinini e Carlo Zangarini

Musica di Giacomo Puccini

Nuova produzione del Teatro Comunale di Bologna
Orchestra, Coro e Tecnici del Teatro Comunale di Bologna

CAST

Minnie Ann Petersen
Dick Johnson Amadi Lagha
Jack Rance Gustavo Castillo
Nick Paolo Antognetti
Ashby Nicolò Donini
Sonora Francesco Salvadori
Trin Cristiano Olivieri
Sid Dario Giorgelè
Bello Paolo Ingrasciotta
Harry Orlando Polidoro
Joe Cristobal Campos Marin
Happy Paolo Maria Orecchia
Larkens Yuri Guerra
Billy Jackrabbit Zhibin Zhang
Wowkle Eleonora Filippomi
Jake Wallace Francesco Leone
José Castro Kwangsik Park
Un postiglione Enrico Picinni Leopardi

 

Direttore Riccardo Frizza
Regia Paul Curran                                      
Scene e costumi Gary McCann    
Luci Daniele Naldi                                    
Maestro del Coro Gea Garatti Ansini

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Grigorij Filippo Calcagno

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