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Reggio Emilia, Teatro Municipale: I Capuleti e i Montecchi

Reggio Emilia, Teatro Municipale I Capuleti e i Montecchi - Ph Newreporter - recensione di Opera Mundus
Reggio Emilia, Teatro Municipale I Capuleti e i Montecchi - Ph Newreporter - recensione di Opera Mundus

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Al Municipale di Reggio Emilia una nuova produzione di OperaLombardia del celebre titolo belliniano. Un’edizione tanto soddisfacente sotto il piano musicale, quanto deludente sotto quello registico.

Composta in fretta e furia in un mese e mezzo da un solitamente ben più riflessivo Vincenzo Bellini, I Capuleti e i Montecchi fecero la loro prima apparizione a Venezia nel 1830 con un ottimo successo che non aprì pero’ la strada ad una fortuna destinata a sopravvivere in eterno. Con la morte del Maestro catanese, 5 anni dopo, furono poche le opere che superarono i primi anni di popolarità e che rimasero poi pietre miliari nei repertori dei teatri nei decenni successivi; fra questi Norma, La Sonnambula e in parte I Puritani.

Tuttavia, il titolo non sparì mai del tutto dai cartelloni e continuò a figurare in Europa con discreta regolarità; certamente non finì nel dimenticatoio, subendo piuttosto di tanto in tanto qualche acciacco e stravolgimento, come la malsana tradizione di essere mutilato del proprio finale, sostituito da quello di “Giulietta e Romeo” di Vaccaj, il cui libretto era dello stesso Felice Romani e aveva costituito la base per l’adattamento che lo stesso attuò per l’opera di Bellini. Questo ed altri scempi erano all’ordine del giorno nell’Ottocento, quando era in uso inseguire desideri e capricci di dive e divi bramosi di esibizionismi vocali. D’altronde anche la stessa scelta di affidare a Romeo una vocalità femminile di mezzosoprano/contralto (fu questa l’ultima volta in cui la tradizione dei ruoli en travesti venne praticata da Bellini) venne dettata dalla presenza nella compagnia che cantava a Venezia, di Giuditta Grisi.

La scelta si rivelò però in questo caso vincente, poiché permise a Bellini di riciclare melodie già composte per la precedente opera, Zaira, e al tempo stesso di marcare la distanza tra una coppia di adolescenti innamorati dalle vocalità simili (Giulietta è soprano) e il mondo esterno adulto, brutale. Funzionalità ed efficacia drammaturgica, dunque. 

I gusti degli anni a venire e il progressivo abbandono di questo genere di vocalità per i ruoli dei protagonisti maschili contribuì poi alla parabola discendente de “I Capuleti e i Montecchi” che anzi subirono lo smacco di vedere sovente trasformarsi Romeo in un tenore. Nel corso della seconda metà del Novecento si è via via restituita dignità all’opera, che oggi viene eseguita nella sua interezza e nel pieno rispetto delle volontà di Bellini.

Pieno rispetto musicale, si intende, al netto di produzioni più o meno fortunate. Non sempre invece si può dire lo stesso delle regie. 

E’ questo, purtroppo, il caso dello spettacolo firmato da Andrea De Rosa andato in scena a Reggio Emilia, che ha voluto attualizzare l’ambientazione, non riuscendo però a nostro avviso a dare un’idea registica complessiva convincente alla vicenda.

L’amore tra Romeo e Giulietta, schiacciato dai conflitti familiari, si ribella e sfida il grigiore delle convenzioni sociali, spiega il regista, che sceglie quindi di interpretare questo aspetto in chiave contemporanea, trasformando a detta sua Romeo in una donna (e a leggere le note di sala lo spaccia addirittura per soprano, cosa che fortunatamente rimane un errore che speriamo sia di distrazione). Nulla di particolarmente innovativo nel 2025 e a onor del vero le tute Adidas indossate dal suddetto oltre a essere brutte non aiutano certo a chiarire questo aspetto. Viene da chiedersi perché tutte le volte che si sceglie di attualizzare l’ambientazione di un’opera occorra optare per una rappresentazione dell’odierno esteticamente sgradevole e trasandata. Al netto di ciò Giulietta vive costantemente a letto (forse soffre di clinomania?) ed è circondata per tutta l’opera, e non solo nel finale, da lapidi tombali in marmo sorrette da lunghi cavi metallici (un omaggio al celebre ponte di Calatrava simbolo di Reggio Emilia?). In questo non esaltante contesto i Capuleti e Montecchi si presentano adornati di sciarpe da ultras recanti i nomi e i colori delle rispettive famiglie, dando così luogo ad un criptico e insolito scenario, quello di uno scontro tra tifoserie calcistiche nei cimiteri, un enigma che temiamo rimarrà irrisolto. Le scene sono di Daniele Spanò, i costumi di Ilaria Ariemme, le luci, funzionali, di Pasquale Mari. Ciò che delude maggiormente è la mancanza di un’idea di attualizzazione chiara, articolata e non banale del messaggio che il contrastato e sofferto amore di Romeo e Giulietta reca, un punto di arrivo, una coerenza complessiva. Tutto sembra rimanere in una sorta di superficiale restyling estetico che non valorizza gli spunti che la contemporaneità avrebbe potuto fornire.

Fortunatamente ci pensa la musica, la sublime melodia belliniana che dà pulsione vitale ai personaggi e che si trasforma essa stessa in azione teatrale. Quel suono che il Maestro Sebastiano Rolli, alla guida dell’Orchestra I Pomeriggi Musicali sa efficacemente trasformare in espressione attraverso la valorizzazione dei legati, di sfumature timbriche, dinamiche e cromatiche che si perdono in un lirismo poetico ed etereo ma al tempo stesso consapevole e mai stucchevolmente sentimentale. Leggerezza e sinfonismo convivono, abbandono e ricercatezza di forma e di ritmica si fondono in una struttura unitaria e armoniosa. Un equilibrio che è ben gestito anche con il Coro Operalombardia, ben preparato da Diego Maccagnola e con la banda di palcoscenico dell’Associazione Filarmonica “Isidoro Capitanio” Banda Cittadina di Brescia.

Ben assortito ed efficace il cast, a cominciare da una esaltante Benedetta Torre nei panni di Giulietta. La giovane esprime un canto vellutato e ricco di sfumature di fraseggio ed espressione. Alla base di ciò vi è un timbro ammaliante e una ferrea tecnica che le consente di districarsi molto bene in mezze voci e virtuosismi, di coprire agevolmente tutti i registri e di incidere tanto nei momenti più lirici quanto in quelli più drammatici. Ottime qualità interpretative sulla scena, la sua Giulietta è sinceramente innamorata, sensibile ma mai debole e rassegnata.

Ottimo il Romeo (continuiamo ad assumerne il genere maschile) di Annalisa Stroppa, celebre mezzosoprano che spicca per perizia espressiva e scavo del personaggio, articolato tanto sul piano vocale quanto su quello delle intenzioni e della recitazione. Qualche nota bassa si perde sotto l’orchestra ma non pregiudica in alcun modo una prova segnata da profonda musicalità e comunicativa.

Matteo Falcier è un Tebaldo dal canto e dall’atteggiamento sicuri e spavaldi, nonostante un timbro non particolarmente apprezzabile per morbidezza, colore e ampiezza.

Eccellente il Lorenzo interpretato dal modenese Matteo Guerzè, brillante baritono che può vantare una voce calda, vellutata e sonora e una ricca varietà di accenti espressivi. Ci auguriamo presto di vederlo in ruoli di prim’ordine.

Chiude la compagine Baopeng Wang, nelle vesti di Capellio. Il basso ha uno strumento corposo e di colore scuro, l’emissione risulta però un po’ monocorde.

Vivo successo di pubblico nella bella sala del “Valli”, accorso non particolarmente numeroso ma partecipe e talvolta anche un po’ rumoroso.

I Capuleti e i Montecchi – 26 gennaio 2025 – Teatro Municipale Valli

Tragedia lirica in due atti
Libretto di Felice Romani
Musica di Vincenzo Bellini

Nuovo allestimento

Coproduzione Teatri di OperaLombardia e Fondazione I Teatri di Reggio Emilia

CAST

Giulietta Benedetta Torre
Romeo Annalisa Stroppa
Tebaldo Matteo Falcier
Lorenzo Matteo Guerzè
Capellio Baopeng Wang

Orchestra I Pomeriggi Musicali
Coro di Operalombardia

Direttore Sebastiano Rolli
Regia Andrea De Rosa
Scene Daniele Spanò
Costumi Ilaria Ariemme
Luci Pasquale Mari
Maestro del Coro Diego Maccagnola

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Grigorij Filippo Calcagno

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