Ho avuto il piacere di incontrare Juan José Medina nel backstage del Piccolo Regio Puccini; al Teatro Regio di Torino, infatti, Juan José ha appena vissuto una stagione molto ricca, interpretando ruoli eterogenei fra loro quanto interessanti; ce ne ha parlato in questa chiacchierata che parte da molto lontano, letteralmente dall’altra parte del mondo, il Paraguay, la terra affascinante dalla quale proviene.
Ti pongo subito la prima domanda che di solito faccio agli artisti che intervisto:
chi è Juan José Medina, sul palco e fuori dal palco?
Juan José Medina sul palco è un artista appassionato, che cerca sempre di essere calmo, rilassato, gli piace divertirsi in ogni rappresentazione. Juan José Medina fuori dal palco è un essere umano che ama e cerca di ritrovarsi nelle cose semplici della vita. Gli piace cucinare (quasi come una meditazione!) e mangiare. Gli piace ballare, ad esempio la Bachata. È appassionato del mondo automobilistico, soprattutto le vecchie macchine inglesi degli anni ‘60 tipo Austin Mini e Jaguar Tipo E Serie 1!
La tua storia inizia da molto lontano, letteralmente dall’altra parte del mondo! Sei nato in Paraguay, e sei il primo tenore paraguaiano a cantare qui al Teatro Regio di Torino.
Raccontaci della tua città natale, Asunciòn, e di come è iniziato il tuo amore per l’opera, so che eri molto molto piccolo!
A 7 anni ho vinto il mio primo concorso, presso la Chiesa Sacro Cuore di Gesù della mia città natale Mariano Roque Alonso – Paraguay. A 8 anni ho iniziato il canto lirico come voce bianca nel Conservatorio Evreinoff della Maestra Svetlana Evreinoff e …
“ … per la prima volta ho sentito la musica classica, il canto lirico. In questo momento è nato in me l’amore per l’opera. ”
Una domanda che forse è scontata, ma che sicuramente può raccontare molto di te;
quanto è stato difficile, soprattutto all’inizio, essere così lontano da casa, dal tuo Paese, dalla tua famiglia?
Era difficile, mi ricordo che all’Aeroporto di Asunción non riuscivo a fermarmi dal piangere (quando ho dovuto lasciare il mio fratellino); io avevo già 18 anni, ma piangevo come un bebé. Allo stesso tempo, ho avuto fortuna di essere in Francia con una famiglia d’accoglienza francese che non mi ha solo aperto la porta della sua casa, ma mi ha aperto anche la porta ad una carriera internazionale, perché sono andato a studiare canto al Conservatorio Nazionale di Musica a Parigi e dopo ho cominciato a viaggiare: Vienna, Austria, per Don Ottavio; Ferrando a Berlino e Trois rivières in Canada; Matteo dal Masaniello di Carafa a Cracovia, in Polonia; poi il Festival Rossini a Wildbad, in Germania; e adesso, Un Borghese nella Manon di Auber, Don Basilio ne Le Nozze di Figaro di Mozart, Il Padre e l’Uomo d’Affari nel Piccolo Principe di Valtinoni qui nel magnifico Teatro Regio di Torino.
So che hai cambiato voce molte volte, e che inizialmente cantavi in un registro molto acuto (addirittura l’aria della Regina della Notte dallo Zauberflöte per divertimento!); poi hai debuttato il ruolo di Figaro a diciotto anni, quindi da Baritono sei arrivato al registro di Tenore in cui canti tuttora. E hai fra i tuoi progetti quello di esplorare la vocalità del Controtenore…
Raccontaci come vivi queste potenzialità della tua voce, che sembrano davvero infinite!
La voce umana è uno strumento con una capacità infinita. Per essere sincero con te, io non conosco la mia stessa voce! Io la cerco ogni giorno, e ogni volta trovo qualcosa di nuovo. È come se ogni mattina io cercassi me stesso. Questo momento lo vivo come un artista e come un artigiano, che lavora sempre per perfezionare la sua tecnica, che prova materiali diversi, nuovi colori e anche altri modi d’ Per me questo periodo è affascinante. Magari nel cercare qualcosa io trovo qualcos’altro… non so mai dove mi condurrà questa ricerca!
” Noi cantanti siamo fortunati perché il nostro strumento è il nostro corpo, quindi quando noi troviamo qualcosa nella nostra voce, troviamo anche qualcosa di noi! “
Mi piace molto questa metafora della musica come qualcosa di artigianale. Grazie per questa condivisione!
Ho visto un bellissimo video, amatoriale ma molto emozionante, che hai girato all’Opéra Garnier di Parigi, in una sala di ballo vuota, improvvisando l’Ave Maria di Bach-Gounod mentre un ballerino danzava ed un pianista eseguiva il Preludio in Do Maggiore BWV 846;
so che, dopo quel video, molti tuoi follower ti hanno incoraggiato proprio a sviluppare la tua vocalità di Controtenore.
Sì, perché in generale l’essere umano ha sempre paura di ciò che è sconosciuto, ma grazie ai miei amici follower che mi hanno incoraggiato a sviluppare questa vocalità di Controtenore, ho cominciato in segreto a lavorare questa voce senza parlarne con nessuno.
Un tema, quello dei follower, molto attuale, dato che al giorno d’oggi la divulgazione e l’attività artistica passano anche da Instagram, dai Social in generale, e il teatro d’opera sta acquistando una dimensione sempre più vicina soprattutto ai giovani, togliendo quella patina elitaria che per troppo tempo l’ha allontanata dal grande pubblico…
Cosa ne pensi? Che ruolo hanno i social nella promozione della tua arte?
Per me i social ha un ruolo essenziale di fare scoprire l’opera, soprattutto nei Paesi come il mio, il Paraguay, che non ha neanche una sola casa di Opera Nazionale, e dove nessuno conosce Verdi o Puccini perché non fanno parte della nostra cultura. Peccato non avere un’Opera nazionale per farli scoprire al pubblico… Quando avevo otto anni io l’ho scoperto, ma al Conservatorio! Per ora, però, abbiamo Instagram, Facebook, YouTube… Queste persone che mai hanno sentito parlare di Auber, Mozart, Verdi, che mai hanno visto un’opera e che per la prima volta nella loro vita grazie a questi piccoli pezzi d’opera delle mie pubblicazioni su Facebook e Instagram, hanno la fortuna di scoprire questo mondo di arte, puro, fantastico. Adesso è diventata un’abitudine per loro e per me, e quando non metto dei video, loro me li chiedono! Quindi, ripeto, i social sono molto importanti come mezzo di conoscenza e di cultura, soprattutto per i Paesi come il mio, il Paraguay… a cui mando un bacio, il mio caro Paraguay!
“Per me i social hanno un ruolo essenziale di fare scoprire l’opera, soprattutto nei Paesi come il mio, il Paraguay, che non ha neanche una sola casa di Opera Nazionale, e dove nessuno conosce Verdi o Puccini perché non fanno parte della nostra cultura. “
Raccontaci un tuo sogno, ovviamente a tema operistico…
Il mio più grande sogno, fin da quando ho scoperto l’opera, è di cantare al Teatro alla Scala di Milano, ma vorrei anche cantare al Metropolitan Opera di New York! Invece il sogno più vicino è quello di partecipare nel 2025 all’Accademia rossiniana Alberto Zedda a Pesaro, perché amo Rossini!
Noi ti auguriamo di realizzare tutti i tuoi sogni!
Grazie!
Svelaci, se puoi, qualcuno dei tuoi progetti per il 2025 e per il futuro, se ti vedi ancora in Europa per molto tempo o se magari hai intenzione di ritornare nel tuo Paese (e hai qualche progetto anche lì!)
Per il 2025 interpreterò Alfredo ne “La Traviata” di Verdi al Palau de la Musica Catalana di Barcelona – Spagna. Poi sarò Almaviva del “Barbiere di Siviglia” a São Paolo – Brasil e molto possibile anche (rimane da confermare!) Rodolfo ne La Bohème a Trois Rivières – Canada. Ed ho un progetto con il Club Centenario del Paraguay per fare un concerto a Asunción; ho già tenuto un concerto per il Centenario, nel 2024, e ne avrò un altro nel 2025, ma vorrei fare un concerto ogni anno per il cosiddetto “mercoledì culturale”; stiamo preparando questo in Paraguay. Un altro progetto, più a lungo termine, sarebbe per me quello di dare l’opportunità ai giovani di venire a perfezionare il conto lirico qui in Europa, partecipare a Masterclass, insomma avere la stessa fortuna e le stesse opportunità che io ho avuto. Vorrei “restituire” e condividere questa fortuna ed opportunità!
Juan José, noi ti ringraziamo di cuore per questa chiacchierata che è stata davvero bella ed interessante e ti facciamo mille in bocca al lupo per il tuo futuro, che come abbiamo potuto scoprire è pieno di progetti bellissimi; ti chiediamo in chiusura un piccolo saluto per Opera Mundus!
Grazie a tutti voi di OperaMundus per questa opportunità, mi sento onorato e fortunato di poter fare questa intervista con voi; veramente, di cuore, tante tante grazie! E chissà, spero che la prossima intervista magari sarà alla Scala! Ciao!