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“Buon Compleanno, Raina!” – Concerto per i 90 anni di Raina Kabaivanska a Modena

“Buon Compleanno, Raina!” - Concerto per i 90 anni di Raina Kabaivanska a Modena - Ph Serena Campanini ed Elisabetta Baracchi
“Buon Compleanno, Raina!” - Concerto per i 90 anni di Raina Kabaivanska a Modena - Ph Serena Campanini ed Elisabetta Baracchi

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Al Teatro Comunale “Pavarotti-Freni” di Modena è festa grande per i 90 anni del grande soprano, modenese adottata, Raina Kabaivanska. In scena i suoi allievi della Masterclass annuale in tecnica vocale e interpretazione del repertorio e l’Orchestra del Conservatorio “Vecchi-Tonelli”.

E’ un teatro gremito fino all’ultimo posto quello che abbraccia in una fredda domenica sera di metà dicembre una delle sue figlie adottive più amate dal pubblico operistico mondiale, Raina Kabaivanska. L’occasione è il suo novantesimo compleanno, cifra a cui difficilmente si accetta di credere se si osservano lo stato di forma smagliante sfoggiata anche in quest’occasione e la quotidiana routine a cui i modenesi sono soliti vederla, tra lezioni al Conservatorio, passeggiate in centro, viaggi nei teatri d’Italia e del mondo. 

E invece sì, la data di nascita non mente, 15 dicembre 1934, quell’anno d’oro in cui pochi mesi prima era venuto alla luce a Modena un bimbo destinato a diventare anch’egli esponente di spicco di una generazione d’oro, tutta racchiusa in due anni, di artisti nati (o adottati in corso di vita) all’ombra della Torre Ghirlandina e che hanno segnato indelebilmente la Storia dell’Opera nel Novecento. Ci riferiamo a Leone Magiera, festeggiato a inizio 2024 nello stesso teatro con le voci dei suoi allievi.

Gli allievi: un elemento ulteriore che si somma ai tanti che legano le vite di questi sommi interpreti della musica e del teatro, quello della valorizzazione orgogliosa e attenta dei propri studenti, a cui da anni con instancabile generosità essi trasmettono preziosi insegnamenti, valori, segreti. Un patrimonio inestimabile che come un testimone viene passato ai posteri e che si sostanzia non solo in nozioni tecniche ed espressive ma in un vero e proprio modo di approcciarsi alla partitura, all’arte e al proprio lavoro in generale, secondo principi di umiltà, dedizione, lealtà, approfondimento e vocazione allo studio, con il fine ultimo di emozionare.

Non dobbiamo stupirci di ritrovare tutto ciò anche quando si analizzano le ragioni della sfavillante carriera di Raina Kabaivanska, i suoi punti di forza, i tratti che più di ogni altro il pubblico ha amato di lei.

Se dovessimo descriverla parleremmo di talento unito al sacrificio, all’abnegazione totale alla musica e al teatro come luoghi dell’anima, dove emozionarsi è tutto ciò che conta, dove la tecnica è fondamentale ma sempre al servizio dell’espressione. Suo il mantra “La voce da sola non basta”.

Questa è l’essenza del segreto di una donna e artista di incommensurabile valore, una vera Diva nel significato più nobile, alto e raffinato del termine. Eleganza e fascino che non si fanno mai arroganza, capriccio o supponenza ma convivono invece in armonia con generosità, ironia, gentilezza. La classe senza tempo di chi non ha bisogno di fingere e ostentare perché sa essere ammirata per ciò che naturalmente è, una delle più grandi esponenti nel panorama dell’opera lirica del Novecento. Memorabile Tosca, Butterfly, Manon, Adriana, Francesca, Violetta e la lista potrebbe continuare poiché sconfinato è stato il repertorio (dal Settecento al Novecento) che ha saputo affrontare in oltre 50 anni di carriera, scrivendo memorabili pagine di storia dell’interpretazione.

Date le premesse è evidente come l’omaggio più gradito alla festeggiata, più in sintonia con la sua missione di vita, oseremmo dire più naturale, è quello dei “suoi ragazzi”, ove per questo termine è giusto includere una platea più larga dei suoi soli studenti, composta piuttosto dall’intera comunità del Conservatorio “Vecchi-Tonelli” e quindi anche dall’Orchestra dello stesso, diretta dal M° Paolo Andreoli, fidato pianista accompagnatore della Masterclass. Che questa fosse la scelta migliore in termini di qualità dell’esecuzione è una domanda a cui ci sentiamo di dissentire, ma che fosse quella più in linea con il fulcro dell’idea odierna di trasmissione di cui poc’anzi di parlava, non vi alcun dubbio. Come non vi è dubbio alcuno che il luogo giusto fosse questo, il teatro della città in cui Raina ha scelto di vivere negli ormai lontani anni 1960, di sposarsi e di rimanere, città che l’ha vista riportare alcuni tra i primi importanti successi fra cui il debutto di Tosca e che negli anni non l’ha mai abbandonata.

Dopo i doverosi interventi istituzionali, l’omaggio floreale e un ringraziamento della “protagonista” contraddistinto dalla consueta raffinatezza e ironia e concluso con un teatrale “Siamo nati sotto la luminosa stella dell’arte”, è finalmente la volta della musica.

Il programma comincia con Mozart, spaziando poi tra grandi del melodramma italiano come Rossini, Verdi e Puccini, ma concedendo anche qualche excursus nel repertorio francese di Gounod e Saint Saens. Gli allievi si collocano a stadi diversi del proprio percorso di studi e certamente lo si percepisce dalle loro performance, alcune condizionate dall’emozione che siamo certi abbia coinvolto tutti, nessuno escluso.

Miyoung Lee apre le danze con coraggio, esibendosi nella celebre aria della Regina della Notte da “Il Flauto Magico” di Mozart, “Der Holle Rache”. Continuando gli studi saprà certamente consolidare la propria preparazione, affinando l’intonazione. Marta Lazzaro si mette invece alla prova con le insidie di “In quali eccessi, oh Numi…Mi tradì…” dal “Don Giovanni” dello stesso Mozart, mostrando un buon strumento vocale che siamo certi continuerà a crescere e ad adattarsi sempre meglio ai fini espressivi e musicali. Spazio poi alla brillante prova di Hae Kang nei panni di Figaro con la cavatina “Largo al Factotum” da “Il Barbiere di Siviglia” di Rossini. Qui ci troviamo di fronte a una voce importante e ad un interprete spigliato e articolato nel fraseggio e nelle dinamiche, bravissimo. Maria Salvini chiude la parentesi rossiniana con “Nacqui all’affanno…Non più mesta” da “La Cenerentola”, con un timbro a fuoco e con le giuste intenzioni espressive. Sulle agilità e sui volumi di voce ha i numeri per fare progressi importanti e rendere ancor più convincente la propria interpretazione. Positiva la resa di “Ah! Je ris de me voir si belle” dal “Faust” di Gounod da parte di Norma Sereni, a cui l’esperienza e la sicurezza potranno concedere maggiore trasporto, mentre Toni Nezic ci porta a Giuseppe Verdi con “O tu, Palermo” da “I vespri siciliani”, evidenziando un interessante registro basso.

Molto bene fa poi Maria Francesca Rossi in “Tacea la notte placida…Di quale amor” da “Il Trovatore”. La sua voce è di pregevole colore, l’emissione pulita e centrata, l’interpretazione solida e variegata negli accenti e nei colori. Ancora una volta Modena dà alla luce una giovane cantante di belle speranze. Ancora “Il Trovatore” con la temibile “Ah sì, ben mio…Di quella pira”, cantata da Donghyun Kim con apprezzabile impegno e passione. Non semplice per lui sovrastare i volumi, decisamente eccessivi, di fiati e percussioni dell’orchestra, purtroppo spesso ostacolo all’emersione delle voci nel corso della serata. Suggestiva la prova di Baia Saganelidze in “Mon coeur s’ouvre a ta voix”, caratterizzata da un timbro caldo e voluminoso.

La parte principale della serata si avvia alla conclusione passando per l’esecuzione da parte della sola Orchestra, dell’intermezzo da “Manon Lescaut” di Puccini, dove si apprezza la qualità di suono da parte degli archi e del violoncello solista, e arrivando agli ultimi due allievi, nomi conosciuti poiché già da qualche anno nei cartelloni dei teatri italiani. Ci riferiamo all’ottima Iolanda Massimo che convince il pubblico con “Vissi d’Arte”, da “Tosca” e alla luminosa voce di Giuseppe Michelangelo Infantino, anch’egli con Tosca e la celebre “E lucevan le stelle”, cantata con passione e perizia di fraseggio.

Il programma prevede poi l’arrivo di due “storiche” ex allieve della Maestra, da anni impegnate in carriere internazionali in teatri di prim’ordine, ovvero Vittoria Yeo, soprano, e Veronica Simeoni, mezzosoprano. Le due cantanti omaggiano la serata e la festeggiata con il duetto dei fiori da Madama Butterfly, a cui fa seguito un fuori-programma, ossia l’arrivo di un’altra grande ex, Maria Agresta. Dopo un commovente e spontaneo abbraccio, il celebre soprano incanta il pubblico con una intima e profonda interpretazione dell’Ave Maria da “Otello” di Giuseppe Verdi.

Un crescendo dunque, di emozioni, ricordi, sensazioni, che culmina nel finale, quando tutti gli allievi insieme alla loro Maestra, insieme a Raina, come affettuosamente si fa chiamare lei stessa, si uniscono alla sala in un canto dal sapore già natalizio, “White Christmas” e da un caloroso e sincero “Tanti auguri a te”.

In molti modi si potrebbe concludere questo racconto ma crediamo che il più semplice sia anche il più efficace: “Buon compleanno, Raina! Grazie, grazie, grazie!”

Grigorij Filippo Calcagno

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