A Parma, nell’ambito del Festival Verdi 2024 si esibiscono i giovani talentuosi studenti del corso di alto perfezionamento in repertorio verdiano, al fianco di maestri quali Riccardo Zanellato, Silvia Dalla Benetta e Sebastiano Rolli
Quello con gli allievi dell’Accademia Verdiana è ormai un appuntamento fisso del calendario del Festival Verdi, che si rinnova ogni anno con nuove voci in procinto di spiccare il volo verso promettenti carriere e qui alle prese con un percorso completo e articolato di approfondimento del repertorio verdiano a tutto tondo. Un’occasione imperdibile per tanti giovani che da tutto il mondo giungono in Italia con la speranza e la volontà di affinare un repertorio spesso abusato e trattato in maniera superficiale, in un’epoca frenetica e caotica, sempre meno caratterizzata dalla consapevolezza che per fare bene in teatro occorrono studio, pazienza e scelte difficili. Occasione imperdibile anche per noi di ascoltare gli interpreti del domani.
Sono ben 14 quest’anno i cantanti che si sono esibiti nella sala del Regio, accompagnati al pianoforte dai maestri Claudia Zucconi e Francesco Izzo, direttore dell’Accademia e affiancati da due artisti acclamati nonché docenti del corso, Silvia Dalla Benetta e Riccardo Zanellato. Presente anche il noto direttore d’orchestra (anch’egli tra i docenti) Sebastiano Rolli, che ha diretto alcune pagine d’insieme.
Il programma si è articolato tra arie, duetti, trii, quartetti e sestetti da opere di Verdi e di Mozart, un binomio che lo stesso Izzo, nel suo intervento introduttivo ha sottolineato non essere casuale ma teso a sottolineare il dialogo tra i due compositori, il filo di continuità e l’ispirazione profonda che il bussetano ebbe dal salisburghese.
Si è cominciato dunque con “Oh ben s’addice…Sempre all’alba ed alla sera”, da Giovanna d’Arco di Verdi, cantata dalla giovanissima ma già molto brava Giulia Costantini, soprano lirico dalla voce fresca e luminosa, seguita dal duetto da Macbeth “Fatal mia donna, un murmure”, con il baritono Aibek Khairulla al fianco di Silvia Dalla Benetta. Il giovane canta bene ma ha margini di miglioramento specialmente sul fronte della dizione e del fraseggio. Ancora Macbeth e Verdi con “Perfidi!…Pietà, rispetto, onore”, la celebre aria del protagonista dell’opera, interpretato da Shi Yan con maturità espressiva e padronanza di legati e fraseggio ben dosati per mezzo di un timbro di bel colore e ottimo volume. Da sistemare qualche imperfezione di pronuncia e da ampliare l’uso di colori e dinamiche. L’incursione in Macbeth si è momentaneamente conclusa con “Come dal ciel precipita”, cantata con timbro caldo ed omogeneo dal basso Yiduo Zhang.
E’ stata poi la volta di Mozart e di Idomeneo con la buona prova di Melissa D’Ottavi in “Estinto è Idomeneo!…Tutte nel cor vi sento”. Di nuovo Verdi, questa volta con Simon Boccanegra, “A te l’estremo addio…Il lacerato spirito”, eseguito da Agostino Subacchi con proprietà di accenti e incisività, seguito dal quartetto “Bella figlia dell’amore” da Rigoletto, che ha visto tornare sul palco Shi Yan, al fianco del mezzosoprano Qianhui Sun, del tenore Seungho Lee e del soprano Zhadyra Abdullayeva. Sicuro e ben focalizzato Yan, così come Sun; luminosa e squillante la voce del tenore Lee, a fronte di una interpretazione affinabile e un po’ troppo esuberante, al contrario di Abdullayeva che ci è parsa ancora non del tutto a fuoco.
La prima parte del concerto si è conclusa con “Sola, sola in buio loco”, sestetto dal Don Giovanni di Mozart, cantato da Melissa D’Ottavi, Elzbieta Maria Warcaba, Giulia Costantini, Francesco Congiu, Aibek Khairulla e Agostino Subacchi, diretti dal M° Rolli. Positivo ed equilibrato l’insieme.
Nella seconda parte del gala si è cominciato con tre pagine da tre differenti opere verdiane. Un giorno di regno ha aperto le danze con “Bella speranza invero…Noi siamo amanti e giovani”. Il trio era composto da Zhadyra Abdullayeva, Yija Zhong e Francesco Congiu. Quest’ultimo in particolare ha dimostrato grande spigliatezza e maggiore confidenza con il compositore emiliano rispetto a quanto già mostrato con Mozart. E’ stata poi la volta di Attila e della temibile “Santo di patria…Allor che i forti corrono”. Qui abbiamo ascoltato Elzbieta Maria Warcaba (con Riccardo Zanellato), la quale ha affrontato con estrema concentrazione le insidie tecniche e interpretative dell’aria. Ci è parsa ancora un po’ rigida (anche nello stare sul palco) e non sempre omogenea e pulita nell’emissione (specialmente nella parte medio-grave della tessitura) ma il timbro è interessante e con maggiore sicurezza e affinamento del porgere e dello sfumare siamo certi possa risultare maggiormente a fuoco in un repertorio più lirico. Infine nuovamente Simon Boccanegra, con il sopra citato tenore Seungho Lee che si è cimentato in “O inferno! Sento avvampar nell’anima”. Il giudizio è analogo a quanto riportato per Rigoletto. Ci sono ottime intenzioni e una bella voce squillante ma una eccessiva verve nel canto che richiederebbe maggiore controllo.
Ancora Mozart con La Clemenza di Tito e l’aria “Parto, ma tu ben mio”, eseguita molto bene da Arlene Miatto Albeldas, interprete già in possesso di perizia esecutiva e tecnica, nonché di un timbro colorito e ben proiettato.
Il concerto ha visto un fuori programma che definiremmo una gemma e una vera lezione di “recitar cantando”, espressione massima dell’interpretazione e del puro senso teatrale e umano della parola in musica, regalatoci da quel grande artista quale è Riccardo Zanellato. Il suo “Ella giammai m’amò” ci ha emozionati e direttamente trasportati nel cuore dei tormenti interiori di Filippo II di Spagna, ricco com’era di sfumature, colori, accenti.
Il ritorno in scena del soprano Yija Zhong ha poi offerto al pubblico una convincente esecuzione di “Egli non riede ancora…Non so le tetre immagini”, da Il Corsaro, caratterizzata dalle opportune dinamiche espressive e da un canto legato e sfumato capace di suggestionare con dolcezza e malinconia come la musica qui richiede.
Credibile è risultato poi anche Qianhui Sun, mezzosoprano, alle prese con “Oh, dischiuso è il firmamento” da Nabucco, voce piena e corposa e incisività nel canto, che ci hanno condotto verso i due brani finali ovvero “E Susanna non vien”…Dove sono i bei momenti” da Le Nozze di Figaro di Mozart e “Qui posa il fianco…Qual voluttà trascorrere” da I Lombardi alla prima Crociata di Verdi. In entrambi i brani si è esibita Maria Kosovitsa, soprano con uno strumento vocale lirico di bella fattura, molto ben dosato e incline all’espressività. Tanto in Mozart quanto in Verdi Kosovitsa ha sfoggiato sfumature, legati e naturalezza di emissione, tenute insieme da un’ottima tecnica. Molto bene anche Francesco Congiu al suo fianco nell’aria dei Lombardi, ancora una volta a fuoco nella proiezione vocale e generoso di espedienti comunicativi.
Tra i tanti applausi il concerto si concluso con un fuori programma sempre accattivante: “Tutto nel mondo è burla”, da Falstaff, che ha visto la partecipazione di tutti e 14 i giovani cantanti di belle speranze a cui non possiamo che augurare di continuare a crescere e di calcare con successo i palcoscenici del mondo negli anni a venire.