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STABAT MATER: Al XII Festival “Vicenza in Lirica …va volando leggera”

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Quell’immaginario popolare che tramanda un Gioachino Rossini epicureo, dedito ai piaceri della vita (tutti), accidioso e definito in modo semplicistico “un gourmet con l’hobby della musica”, si arresta nella realtà intorno al 1829 dopo la stesura del suo Guillaume Tell quando aveva soli 37 anni.

Il Cigno di Pesaro era di fatto nel suo intimo, affetto da una dapprima labile, successivamente più marcata, psicopatologia depressivo-melancolica aggravata negli anni da alcune serie patologie che lo affliggevano. Abbandona le scene, la sua attività teatrale, ed entra in una sorta di “silenzio musicale” per la società aristocratica che lo circondava pur continuando a scrivere e comporre ritirandosi a vita strettamente privata.

Questa specie di isolamento si interrompe per brevi tratti con alcune notevoli composizioni di musica da camera, ma soprattutto – di ispirazione religiosa (su testo di Jacopone da Todi) se pur con un corpo più mistico/laico – di pregevole musica sacra come lo Stabat Mater o la Petite messe solennelle del 1863.

L’imponente lavoro dello Stabat Mater – per soli, coro e orchestra –  vede la luce della sua completa stesura, in verità travagliata, nel 1841 ed eseguita a Parigi nel  1842; seguì nello stesso anno la prima italiana a Bologna con la direzione di Gaetano Donizetti.

E’ con questa opera della maturità rossiniana che si inaugura il XII Festival di Vicenza in Lirica dall’1 al 15 settembre nella città ai piedi dei Colli Berici e questa musica che “…va volando leggera” – come dice il sottotitolo del Festival – è eseguita nella magnifica cornice del capolavoro palladiano e Monumento Nazionale del Teatro Olimpico, incluso nel 1994 nella lista dei Patrimoni dell’Umanità UNESCO.

10 le sezioni della composizione dirette con ammirevoli capacità dal giovane BENEDIKT SAUER, il quale guida orchestra, cantanti e coro interpretando e partecipando egli stesso con dinamismo interpretativo la complessa partitura rossiniana e trasmettendo sin dall’introduzione dello Stabat Mater dolorosa, l’intensità dei mutamenti previsti dalla drammaturgia musicale.

Il Coro IRIS ENSEMBLE è un unisono armonico ben strutturato dal suo Maestro MARINA MALAVASI e le 30 voci di soprani, contralti, tenori e bassi tengono il dialogo con l’Orchestra dei Colli Morenici raggiungendo insieme ottimi effetti esecutivi soprattutto nelle perfette chiusure di ciascuna sequenza.

 CLAUDIA PAVONE ha una vocalità chiara, sapienti agilità conquistate con la maturità, limpidi acuti che spiccano nei quartetti e nel duetto. Nella chiusura della terza sezione “Quis non posset contristari, piam matrem contemplari, dolentem cum Filio?”,  è soprano di timbro sapiente; nell’ottava Aria “Fac me cruce custodiri, morte Christi praemuniri, conforveri gratia.” il governo dell’acuto svetta con sicurezza.

Il mezzosoprano EKATERINA GUBANOVA ha timbri estesi, caldi e robusti, i colori dei centrali ben strutturati, i legati sono convincenti ed i pianissimi rendono bella davvero la Cavatina della 7^ sezione “Fac ut portem Christi mortem, passionis fac consortem…Cruce hac inebriari, ob amorem Filii.” anche se talvolta i corni francesi, pur con l’impegno della mano destra che ovatta la campana, sovrastano qualche sottile agilità.

RICCARDO ZANELLATO è basso di certezza. In ogni parte dell’impegnativo fraseggio, riesce ad imprimere la drammaticità interpretativa abile e solida della sua voce dal timbro brunito. Affronta con slancio denso di pathos e padronanza tutta la partitura e nell’aria del 4° passaggio “ Vidit suum dulcem Natum morientem, desolatum, dum emisit spiritum.”  ha la struttura calibrata di magister al quale (tutti ma soprattutto i bassi del coro alle sue spalle) si fa riferimento anche nei quartetti.

Il tenore BRYAN LOPEZ GONZALES promette buona coloratura e possiede partecipazione espressiva più scenica che di vocalità emissiva. Spinge gli acuti che spesso hanno squilli che rimangono in gola. Il timbro è caldo a tratti virtuoso in alcuni passaggi come nell’Aria della sequenza n. 2 “O quam tristis et afflicta fuit illa benedicta Mater unigeniti!  Quae moerebat et dolebat et tremebat, cum videbat nati poenas inclyti!”, ha buon fraseggio, ma nell’insieme non emerge, non convince.

I recitativi sono struggenti, i brani dei cori a cappella di un lirismo da “Paradisi gloria!” ed il finale in crescendo nella ripetuta “Amen. In sempiterna saecula.”, che riporta l’equilibrio dell’architettura finale a ricongiungersi alla partitura dell’introduzione, è liberatorio per gli applausi e le ovazioni del pubblico entusiasta che rimane in piedi per parecchi minuti a tributare l’omaggio a questa straordinaria scelta musicale della quale va dato riconoscimento agli artisti tutti ed al Direttore Artistico ANDREA CASTELLO.

TEATRO OLIMPICO DI VICENZA – 1 settembre 2024

Sequenza per soli, coro e orchestra

Musica di Gioachino Rossini (1792 – 1868)
Testo di Jacopone da Todi

Composizione: 1841
La prima esecuzione: Parigi il 7 gennaio 1842.

CAST

Claudia Pavone soprano
Ekaterina Gubanova mezzosoprano
Bryan Lopez Gonzalez tenore
Riccardo Zanellato basso

Benedikt Sauer direttore
Orchestra dei Colli Morenici

Coro Iris Ensemble
Marina Malavasi maestro del coro

SOPRANI
Lucia Cappellari, Francesca Falasco, Anna Macchini, Nausica Mazzocca Veronese, Cecilia Musso, Anna Ponomareva, Faranak Raeisi, Camilla Scappatura, Laura Vedovato

CONTRALTI
Joana Abreu, Federica Carpanese, Daniela Giazzon, Ester Luchetta, Laura Paliotto, Beatrice Ponchio, Alice Segato

TENORI
Guido Bettella, Guido Bombi, Federico Rizzo, Gianfranco Rossetto, Gian-Luca Zoccatelli, Giovanni Zulian

BASSI
Giovanni Bertoldi, Matteo Boischio, Luca Clerici, Giovanni De Matteis, Cristiano Luchetta, Luca Scapin, Claudio Zmarich

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Chiara Casarin

VICE PRESIDENTE ONORARIO DI OPERA MUNDUS APS ETS - Team Recensioni | Critiche, Interviste

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